Umbertide (Perugia), 8  novembre 2012  - HA AMMAZZATO i figli Ahmed 8 anni e Jihane di 12 per vendetta. Un colpo secco alla gola. Sgozzati in bagno, come i capretti, alla maniera musulmana. Poi Mustapha Hajjaji, manovale marocchino di 44 anni, ha scritto ‘ti amo’ in arabo con il sangue sul mobile della casa che la ex moglie, Naoual Belgotte 34 anni, aveva preso in affitto a Umbertide. Da una settimana lo aveva lasciato e si era trasferita con i figli nella palazzina di via Gabriotti. Lui per questo la odiava a tal punto che — secondo gli inquirenti - il vero obiettivo della mattanza era proprio lei. Lo ha lasciato scritto in una lettera sequestrata nella notte nell’abitazione di Città di Castello, dove l’uomo era rimasto a vivere da solo.

E così, nella maledetta sera di un ‘Un giorno perfetto’ — la celebre pellicola di Ozpetek —, non trovando in casa la donna che era al lavoro, cuoca in un ristorante, ha fatto scempio dei suoi bambini e ha tentato il suicidio, rivolgendo lo stesso coltello per tagliare il pane contro se stesso. Ora è in arresto per duplice omicidio volontario, piantonato in ospedale, ma fuori pericolo. Sarà forse lui l’unico a poter raccontare agli investigatori, che stanno cercando di ricostruire la dinamica del delitto, il vero movente della strage. Il perché in una storia che senso non sembra averne.
 

I CARABINIERI ipotizzano che sia stata una ritorsione. Nei mesi scorsi Naoual aveva denunciato il marito per maltrattamenti. La picchiava, la insultava. «Pretende che io indossi l’hijab (il vestito tradizionale che copre il corpo e il capo ma lascia scoperto il viso, ndr) cosa che invece non voglio fare e mi taglia i pantaloni». E in un’altra occasione la minacciò di morte puntandogli contro un coltello.

«Più volte mi aveva raccontato delle liti con il marito che aveva tentato di ucciderla — dice un collega della donna — e ai figli aveva raccomandato di non aprire a nessuno quando era in casa, nemmeno al papà».E invece l’altra sera i bimbi in pigiama, pronti per andare a letto, si sono fidati e sono morti in un lago di sangue nel bagno di casa. Ma secondo i rappresentanti del Centro culturale islamico di via della Fraternità: «La religione con questa vicenda familiare non c’entra nulla». Ora resta lo strazio di una madre e lo sgomento che ha colpito un’intera comunità. Restano le parole sui social network: «Noi non vi dimenticheremo mai», scrivono commossi gli amichetti di Jiji, la ‘timida’ e Ahmed ‘il vivace’.
Erika Pontini e Enzo Beretta