Perugia, 1 luglio 2012 - Ancora una volta, nella triste fenomenologia che a Perugia ha portato due tentate rapine a finire nel sangue con l'omicidio di tre persone, ad essere determinante e' stata una donna. Questa volta, nel duplice omicidio della frazione perugina di Cenerente, in cui sono stati morti Sergio Scoscia e l'anziana madre Maria Raffaelli, la donna ha avuto un duplice ruolo: di basista prima, che indica al fidanzato albanese che in quella casa ci sono gioielli e pietre preziose, e di chiave di volta dell'indagine poi, confessando tutto agli inquirenti.

E' il 29 maggio quando la giovane albanese inizia a parlare, messa alle strette dalla crescente pressione degli investigatori della squadra mobile di Perugia che hanno iniziato a scavare nella sua vita dal suo primo
interrogatorio del 7 aprile. Senza contare che il 21 aprile scorso le viene anche sequestrato il passaporto. ''Voglio raccontarvi la verita' - dice -. In merito alla mia amicizia con Sergio Scoscia, avevo riferito ad Anton, il mio
fidanzato, che Sergio lavorava l'oro e che con me aveva rapporti non sessuali, ma mi dava solo dei passaggi in auto in cambio del pagamento della benzina. Anton ha pensato che essendo scapolo aveva disponibilita' di
denaro''.

L'equazione mortale per l'ex orafo Sergio, massacrato con venti martellate davanti alla madre, che muore di crepacuore, arriva a causa della sua condizione di single. ''Una decina di giorni prima del duplice omicidio - continua a raccontare la donna - io e Anton in camera mia abbiamo pianificato di fare un furto in casa di Sergio Scoscia. Senz'altro non avrei partecipato io personalmente ma Anton ha detto che avrebbe fatto con Andrea, un altro connazionale dotato di autovettura''. Il 2 giugno poi la donna torna insieme al suo avvocato Vincenzo Rossi davanti al pm Claudio Cicchella e questa volta confessa tutta la verita'. Precisa che ad indicare la casa di Scoscia e' stata lei: ''Il 2 o il 3 aprile, quando ho finito di lavorare al Pantano, ho preso il pullman K insieme ad Anton, e passando davanti casa di Sergio ho indicato ad Anton dove abitasse. La sera del 5 aprile ad ora di cena e' arrivato a casa mia un giovane albanese.

Loro hanno cenato insieme a casa mia, ma io mi sono allontanata dalla sala perche' e' costume del mio paese che, quando tre uomini devono parlare, le donne vadano in un'altra stanza. Sono andata a dormire verso le 22.30. Prima che facesse giorno mi sono svegliata e ho sentito che Anton era in bagno. Mi sono affacciata alla finestra e ho visto un'auto scura che ripartiva. Poco dopo e' arrivato Anton, gli ho chiesto se loro erano andati via e lui mi ha detto di si''.

La donna spiega di essere venuta a conoscenza della morte di Sergio Scoscia la mattina dopo, quando glielo ha dice un'altra prostituta. Lei, come tutte le mattine, e' in un bar di Perugia in cui solitamente aspetta l'orafo per
poi prendere il passaggio alla strada del Pantano, dove si prostituisce. A quel punto la donna chiede spiegazioni al fidanzato che le dice: ''Io non sono entrato in quella casa, stai tranquilla''. Pero' Anton il giorno dopo fugge in
fretta e furia dall'Italia: scappa in Albania. Lei forse ha gia' qualche dubbio sul fatto che il suo uomo non sia davvero implicato nella terribile mattanza, ma continua a comunicare con lui cercando di proteggerlo.

A un certo punto tenta anche di farlo tornare a Perugia e di farlo parlare con la polizia. Vuole che spieghi che lui non ha niente a che fare col duplice omicidio. A un certo punto capisce che lui non sarebbe mai venuto e il 9
maggio tramite Skype gli dice: ''Non voglio piu' sapere cosa hai fatto tu, che bugie mi hai detto tu fino ad oggi.
Se tu vuoi venire per stare una settimana in Italia, per chiarire i problemi che ci sono qui, vieni, altrimenti te lo dico gia' da adesso
: io domattina vado li' e dico le cose come stanno perche' le stanno chiedendo a me''. Poi lui
inizia a minacciarla, piu' o meno direttamente: ''Stai attenta perche' hai 30 anni - le dice una sera con un sms -. Un errore che fai ti costa tutta una vita. Ok fatti saggia se vuoi''. Quando capisce che lui non verra', che i suoi sospetti sono fondati, e soprattutto che il lavoro certosino che la polizia sta portando avanti non le avrebbe lasciato scampo, la donna decide di parlare. Consegnando il suo uomo e i suoi due connazionali alle loro pesantissime responsabilita'.

Prima di lei avevano gia' parlato altre due sue connazionali, prostitute come lei. Una aveva detto che in casa sua fino alla mattina dopo il duplice omicidio c'era stato il fidanzato albanese. L'altra aveva confessato che era stata
proprio lei ad accompagnare Artan Gioka all'aeroporto di Sant'Egidio il sette aprile per la partenza per l'Albania. La basista e' anche lei indagata per concorso in associazione a delinquere e tentata rapina ed e' attualmente
sottoposta al divieto di espatrio.

Sergio Scoscia e' stato ucciso con 20 martellate nella sua casa di Cenerente alle porte di Perugia. La madre 80enne, legata e imbavagliata, e' morta poco prima di crepacuore vedendo cosa facevano al suo Sergio. I loro
corpi sono ancora a disposizione dell'autorita' giudiziaria. Nessun funerale e' stato ancora celebrato. Per la loro mattanza in carcere si trovano Alfons Gjergji, preso a Roma e portato nel carcere perugino di Capanne, Gioka
Artan e Laska Ndrec, attualmente in una prigione in Albania in attesa di estradizione.