Spoleto (Perugia), 8 giugno 2012 - Voleva abortire perché a 17 anni, non si sentiva in grado di crescere un figlio. Così si è rivolta ad un consultorio, accompagnata dal fidanzato. Ha deciso tutto da sola senza che i genitori fossero a conoscenza della sua gravidanza. Con 'chiarezza e determinazione', come si legge nella relazione dei servizi sociali.

Ma per la minore di Spoleto è arrivato lo stop del giudice tutelare, che le ha negato l'aborto e contemporaneamente ha sollevato il dubbio di legittimità costituzionale della legge 194, chiamando in causa di una recente sentenza della Corte europea per i diritti dell'uomo. Sentenza che stabilisce la tutela assoluta dell'embrione umano.

Secondo il giudice la facoltà prevista dall'articolo 4 della legge 194 di procedere volontariamente all'interruzione della gravidanza entro i primi 90 giorni dal concepimento comporta ''l'inevitabile risultato della distruzione di quell'embrione umano che è stato riconosciuto quale soggetto da tutelarsi in modo assoluto''. Secondo il magistrato, proprio in conseguenza di questa sentenza l'articolo 4 della legge 194 si porrebbe in contrasto con i principi generali della Costituzione ed in particolare con quelli della tutela dei diritti inviolabili dell'uomo (articolo 2) e del diritto fondamentale alla salute dell'individuo (articolo 32 primo comma della Costituzione). Altre obiezioni sono state formulate dal giudice con riferimento agli articoli 11 (cooperazione internazionale) e 117 (diritto all'assistenza sanitaria e ospedaliera) della Costituzione. Alla luce di queste valutazioni il giudice con la sua ordinanza del 3 gennaio scorso ha chiesto, d'ufficio, la pronuncia della Consulta, che esaminerà il ricorso il 20 giugno. 

Nel frattemo la giovane spoletina, ha dovuto mettere al corrente i genitori per avere il consenso e poter procedere all'interruzione di gravidanza.