Perugia, 27 aprile 2012 - MANCA qualche tassello per ricostruire la verità sull’omicidio di Luca Rosi e, proprio in queste ore i carabinieri stanno cercando l’ultima tessera del mosaico. Per il resto la tragedia di Ramazzano e l’incubo delle rapine in villa sembra aver trovato il suo epilogo giudiziario. Con le confessioni di Aurel Rosu e Iulian Ghiorghita e gli accertamenti tecnici in programma.

Si comincia oggi a Tor di Quinto, sede dei carabinieri del Ris di Roma, dove è fissato l’accertamento irripetibile per verificare se — come è ormai praticamente pacifico — a sparare a Luca Rosi fu Iulian Ghiorghita con la pistola rubata un mese prima a casa di Sergio Papa. Un calibro 9 corto. Ma la Scientifica dell’Arma ha analizzato anche (e questo riguardo l’accertamento biologico e papillare) il dna estratto sia dalla scarpa persa durante la tentata rapina a casa di Antonio Barcaccia il 12 giugno 2011 che il 3 febbraio 2012 da Papa, quando fu violentata la suocera. Stamattina i consulenti dell’accusa, delle difese e quelli eventualmente nominati dalle vittime (i Rosi sono assistiti dall’avvocato Luciano Ghirga) prenderanno parte agli accertamenti irripetibili.

Nei prossimi giorni invece sarà il gip Luca Semeraro a fissare l’eventuale data per l’incidente probatorio chiesto dalla procura per interrogare le donne della banda: Bianca Bangescu e Elena Alina Agache. «Sono emersi elementi concreti e specifici — scrivono i pm Antonella Duchini, Mario Formisano e Giuseppe Petrazzini — che inducono a ritenere che le due testimoni possano ricevere minacce per non deporre o deporre il falso. Le due testimoni — è ancora scritto nella richiesta di incidente probatorio — nel corso delle indagini hanno più volte dichiarato di aver paura nel comunicare le circostanze a loro conoscenza in ordine ai delitti per cui si procedere. esse inoltre temono che gli indagati, anche mediante loro familiari o amici, possano far del male a loro o ai propri familiari». 

di ERIKA PONTINI e ENZO BERETTA