Gubbio, 16 febbraio 2012  - «NON HO MAI FAVORITO o sfavorito nessuno». Orfeo Goracci, ormai ex vicepresidente del consiglio regionale, parla al giudice Carla Giangamboni per quasi quattro ore tentando una difesa a tutto campo delle accuse che all’alba di martedì l’hanno portato in cella, assieme a otto suoi presunti ‘sodali’, comprese due donne ritenute dagli investigatori sue «amanti».

 

Da sindaco sarebbe stato lo «zar» di una Gubbio comandata con il piglio del ‘dittatore’. Abusi d’ufficio, concussioni, atti falsi e documenti distrutti. Vessazioni e intimidazioni ai dipendenti non allineati. E poi l’imputazione più infamante: la violenza sessuale.


SONO donne le protagoniste di un’inchiesta che ha minato la rossa Gubbio. Amanti o amiche come l’ex sindaco Maria Cristina Ercoli e la sorella Nadia, divenuta con una «delibera illegittima» capo dei vigili urbani. E poi le grandi accusatrici: la dirigente Nadia Minelli e la vigilessa precaria, baciata a forza.
                                                                                                                                                                            Erika Pontini

 


LE ACCUSE della vigilessa precaria Luigina Procacci. «La logica era chiara, o eri donna e cedevi alle avances del sindaco Goracci o eri uomo e avevi agganci politici o di amicizia con Goracci o con persone riconducibili al suo gruppo o eri fuori dai giochi. Sono a conoscenza diretta di pressioni e pressanti avances fatte da Goracci nei confronti della mia amica-collega (omissis). Infatti per circa tre anni Goracci l’ha tempestata di sms espliciti circa 800 messaggi (nel dossier la procura non riporta sms e telefonate a luci rosse, «non sono rilevanti penalmente»: ndr), sia di avances dirette fatte personalmente in ufficio dove il Goracci l’ha baciata».
 

LA TESTIMONIANZA della vigilessa che ha denunciato le molestie sessuali: «Quando ho iniziato nel 2005 a lavorare al Comune Goracci ha iniziato a rivolgermi degli apprezzamenti fisici attraverso diversi sms... Nel 2008 dopo tre anni di sms, fui costretta ad andare a parlare al sindaco in relazione all’organizzazione del mercatino dell’antiquariato. In quell’occasione ero sola nel suo ufficio... mi prese la mano che io gli tendevo in segno di saluto e mi tirò a sé appoggiando le sue labbra sulle mie e provando a continuare a baciarmi, mentre con l’altro braccio mi cingeva le spalle e mi tirava a sé. Io però mi sono ritratta e me ne sono andata».
 

«In una seconda occasione mi ha baciata nuovamente contro la mia volontà, allora mi sono allontanata e gli ho detto di piantarla. In quel contesto mi sono resa conto che molte delle donne che si diceva avessero avuto delle relazioni con Goracci erano state sistemate nella amministrazione e ho cominciato a capire che forse ero stata ingiustamente discriminata perché non avevo ceduto alle richieste sessuali di Goracci che mi chiedeva espressamente e insistentemente di vederci fuori dall’ufficio per avere rapporti sessuali».
 

SMS dell’amante-dirigente Lucia Cecili a Goracci (l’ex sindaco secondo i pm «gestiva contemporaneamente le relazioni con quattro donne», fra cui la Cecili e il consigliere comunale Antonella Stocchi, ndr): «Sono sorvegliata speciale» (per «paura perché il maresciallo ci ascolta», corre a acquistare una sim pulita, ndr).
 

SMS di Goracci, avvertito dai carabinieri che devono notificargli un atto, alla Cecili: «Sono abbondantemente preoccupato».
 

SMS della Cecili a Goracci (per avvertirlo delle perquisizioni in municipio): «Oggi pomeriggio i soliti».
 

SMS di Goracci alla Cecili: «Ti rinnovo invito alla cautela, queste cose ti faranno ulteriormente verificare chi sono ed ero io chi sono altre. ‘Minacce’ di tipo non lavorativo?!!!».
 

CECILI intercettata: «O succede un casino da non finì... o finisce tutto in una bolla di sapone, io me lo auguro, guarda, perché sennò scoppia un casino da non finire più (omissis). Oppure qualcuno si va a fare male sul serio».
 

LINA (collega, ndr): «Cioè chi?».
CECILI: «Tipo la Nadia».
LINA «Ah ma Nadia chi?»
Cecili: «Minelli (la dirigente che ha sporto denuncia in riferimento alle delibere illegittime, ndr)!»
 

LINA: «Non doveva, non doveva... Te dico la sincera verità lei non doveva arrivare a tanto»
CECILI: «Perché secondo me ce gimo a fa male. Io la querela che lei (Minelli, ndr) gli ha fatto per abuso d’ufficio l’ho letta, lei non parla mai di questo, di pressioni a livello sessuale, non ne parla mai, lei parla di pressioni a livello lavorativo, sempre».