Perugia, 19 ottobre 2011 - L’ULTIMA tranche dei ‘Grandi eventi’ arriva dritta al cuore dell’imprenditoria umbra.
Da Firenze rimbomba la notizia di un’imputazione mossa dai pm Luca Turco, Giulio Monferini e Giuseppina Mione a Maria Antonella Barbetti, legale rappresentante delle Cementerie di Gubbio che avrebbe illecitamente finanziato il parlamentare Denis Verdini.

 


Ma quello di Barbetti non è l’unico nome nel carnet dei 55 indagati eccellenti del troncone d’indagine rimasto in capo alla magistratura toscana. Ci sono altri due umbri: Roberto Ferranti, eugubino di 43 anni, legale rappresentante della ‘Ferestate srl’ e Gabriele Chiocci perugino di di 42 anni a capo di ‘Procter’ e presidente di Confapi.

 


Differenti le imputazioni mosse dalla procura che in queste ore, per mano dei carabinieri del Ros, ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini. Scoprendo, dopo mesi, tutte le carte di un’inchiesta che muove attorno al coordinatore nazionale del Pdl, Verdini appunto, sia nella sua qualità di parlamentare che nella veste di presidente del Credito cooperativo fiorentino.

 


Verdini avrebbero ricevuto oltre 400mila euro dagli imprenditori violando così la legge che impedisce ai parlamentari di ricevere finanziamenti. Di questi 104 sarebbero stati erogati dalle Cementerie Aldo Barbetti — è scritto nel capo d’imputazione, il numero 47 — il 12 dicembre del 2007 data alla quale si riferisce la fattura n.4 . Altrettanti soldi sarebbero stati finanziati dal presidente di Confapi Perugia, Gabriele Chiocci, attraverso la sua Procter. Le altre fatture incriminate si riferiscono invece a imprenditori di fuori.
 

 

APPROPRIAZIONE INDEBITA è invece la contestazione mossa a Verdini in concorso, tra gli altri, con Ferranti. Stavolta di mezzo c’è la banca diretta dal parlamentare e il meccanismo «illegale» secondo la procura, di esorbitanti affidamenti di fronte a garanzie nulle.

 

Verdini insieme ai componenti del consiglio di amministrazione e del collegio sindacale dell’istituto di credito e Ferranti appunto, si sarebbero appropriati di un milione e 600mila euro «avendo autorizzato il consiglio di amministrazione del Credito cooperativo fiorentino (allontanatosi Verdini) su richiesta del legale rappresentante della società Ferestate srl, su proposta del direttore generale Biagini, la concessione, a tale società, di un affidamento in conto corrente per il suddetto importo, con delibera del 26 maggio 2008 destinato a costituire anticipazione per la stipula di preliminari di acquisto di beni immobili tra la Ferestate srl — promittente acquirente — e le società scar ‘Sette Mari’ e srl ‘Società toscana edizioni’ nonostante non fosse fornita alcuna garanzia», scrivono sempre i pm. Un’operazione ‘in contrasto’ con le norme creditizie.