Perugia, 3 settembre 2011 - IL PROCESSO per l’omicidio di Meredith Kercher riprende con l’ultima tornata di periti e consulenti sul nodo più importante del giallo di via della Pergola — il dna sul gancetto del reggiseno e sul coltello ritenuto dall’accusa l’arma del delitto — e intanto in procura continuano a sfilare i veleni, le accuse e le smentite di detenuti di calibro.
L’ultimo in ordine di tempo ad essere stato sentito è Guido Catapano, «pentito di camorra» dice lui stesso, ora rinchiuso nel supercarcere di Spoleto e, per un certo periodo a Terni con Raffaele Sollecito, condannato in primo grado per il delitto che, insieme all’ex fidanzatina Amanda Knox si è sempre proclamato innocente. I verbali del detenuto, già appartenente alla Nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo, dalle cui fila provenivano gli accusatori del presentatore televisivo Enzo Tortora — sentito sia dal pubblico ministero Giuliano Mignini che dagli investigatori della squadra mobile di Perugia — sono stati depositati ieri ai difensori degli indagati.


A tirare in ballo l’ultimo recluso con un ‘passato criminale’ di primo piano è un altro detenuto, quel Cosimo Zaccaro già sentito in Corte d’assise d’appello (presidente Claudio Pratillo Hellmann, a latere Massimo Zanetti — perché indicato dalla procura generale come testimone in controprova di Mario Alessi e Luciano Aviello (quest’ultimo a sua volta ha ritrattato recentemente). Sedicente collaboratore dei servizi segreti della Finanza Zaccaro era stato condannato per essersi inventato l’esistenza di un complotto della ‘Falange Armata’ contro lo Stato italiano. In aula arricchisce il capitolo testimoni-galeotti di un altro giallo: Aviello si sarebbe inventato la storia del fratello-assassino dietro compenso per potersi sottoporre ad un intervento chirurgico.
A distanza di poche settimane Aviello in realtà ha praticamente confermato quel racconto presentandosi spontaneamente ai pubblici ministeri del caso — Giuliano Mignini e Manuela Comodi — ritrattando tutto e spiegando di aver mentito in aula.


Anche Zaccaro si è ripresentato in via Fiorenzo Di Lorenzo per aggiungere alcuni particolari sul delitto della studentessa inglese. Ha raccontato, in particolare che proprio Catapano gli avrebbe rivelato che fu Raffaele Sollecito e rompere il vetro della stanza di Filomena Romanelli per simulare il furto in via della Pergola e allontanare da sé e da Amanda i sospetti sul delitto. Catapano però non conferma. Ricorda la comune detenzione con l’ex fidanzatino dell’enigmatica americana ma non ricorda la ‘gattara’ che avrebbe sorpreso Raffaele a spaccare il vetro.


MA NEL GINEPRAIO dei racconti dal carcere è sempre facile perdersi. Che si tratti dell’assassino del piccolo Tommaso Onofri — Mario Alessi che scagiona Amanda e Raffaele —, dell’ex pentito Luciano Aviello che ora smentisce le sue stesse dichiarazioni innocentiste a favore dei fidanzatini dicendo di essere stato pagato o dell’ultimo collaboratore di giustizia, Catapano appunto.
Nel corso di quattro anni di indagini e processi non sono stati gli unici a farsi avanti: ognuno, da dietro le sbarre, pronto a raccontare la sua verità o le sue bugie.


NON È PERÒ escluso che dopo le richieste delle difese — nell’appello contro la condanna — di sentire appunto Alessi e Aviello in aula la procura generale non ritenga di sollecitare la Corte d’assise d’appello ad ascoltare anche gli ultimi testimoni-galeotti.
L’ultima parola spetta però ai giudici.