Perugia, 30 luglio 2011 - Udienza 'calda' oggi al processo per la morte di Meredith Kercher. In aula le domande delle difese ai periti Stefano Conti e Carla Vecchiotti, incaricati dalla Corte d'Assise d'appello di Perugia di svolgere nuovi accertamenti genetici nell'ambito del procedimento in corso nei confronti di Amanda Knox e Raffaele Sollecito.
Contraddittorio teso tra il Pm Manuela Comodi e i periti super-partes che hanno smontato la perizia dell'accusa con nuove analisi sul Dna nel processo d'appello per l'omicidio di Meredith Kercher per il quale sono già stati condannati in primo grado Raffaele Sollecito e Amanda Knox. E proprio sul profilo genetico - riscontrato sui reperti chiave - la disccussione è stata tesa.
Il Pm Comodi ha chiesto ai periti di sapere se esiste, come loro indicano, una quantità minima di Dna per portare avanti analisi certe che riconducono all'identificazione. I periti hanno ribadito che la "discussione è ancora aperta" anche se c'è una letteratura che dal 1998 ad oggi ha fissato tra 100-200 piccogrammi la materia da esaminare. Dunque, per il Pm non c'è una procedura standard come avevano invece previsto i periti sulle quantità a basso contenuto organico come quelle tracce sul gancetto del Dna e sul coltello a carico, secondo la prima perizia, ad Amanda e Raffaele. Un passaggio questo che devolve a favore all'accusa rimettendo in pista quella materia genetica individuata e studiata dall'accusa.
Per quanto riguarda la possibile contaminazione dell'arma del delitto, il Pm Comodi ha provato in aula, che nei sei giorni precedenti all'esame del coltello non ci furono esami con altri reperti riguardanti l'omicidio nel laboratorio e quindi non ci sarebbe stato contagio come ha ribadito anche il perito che aveva indicato i sei giorni come lasso di tempo per evitare sovrapposizione di Dna o altri elementi sull'arma delitto.
L'udienza è stata rinviata al 5 settembre.
I RISULTATI DELLA PERIZIA
Al centro degli accertamenti dei periti, nominati dalla Corte d'Appello, in particolare, il coltello ritenuto dall'accusa l'arma del delitto (sequestrato a casa di Sollecito e sul quale gli esperti della scientifica hanno isolato il dna di Amanda sul manico e quello di Meredith sulla lama) e il gancetto del reggiseno della vittima (sul quale è stato rilevato il dna misto di Mez e Sollecito). In 145 pagine di consulenza, esposta in aula, i due periti hanno sostenuto, mostrando anche il filmato della scientifica durante la repertazione del gancetto di reggiseno, che lo stesso gancetto (repertato 46 giorni dopo il suo rinvenimento), venne toccato dalla scientifica con un guanto "sporco" e che, a loro avviso, nelle indagini scientifiche sul delitto di via della Pergola non sono state seguite le procedure internazionali. Sempre per cio' che riguarda il gancetto, poi, nella perizia si fa riferimento alla possibile presenza di altri profili maschili (cromosoma Y) oltre a quello attribuito a Raffaele Sollecito.
Per ciò che concerne il coltello, invece, secondo i periti ci sono tracce di amido ma non di sangue. Per gli esperti, inoltre, non sono state utilizzate correttamente mascherine, pinzette, guanti e calzari e, durante i sopralluoghi e le analisi di laboratorio "ci sono una serie di circostanze che non corrispondono a protocolli e procedure", non escludendo, per entrambi i reperti, la contaminazione. Presenti in aula i due imputati, come sempre seduti accanto ai rispettivi legali. In aula, tra il pubblico, anche l'ex comandante dei Ris, Luciano Garofano. I legali di Sollecito hanno detto di non aver domande da porre ai periti. La parola e' quindi passata alla difesa di Amanda Knox.
Il presidente della Corte di assise di appello di Perugia, in apertura di udienza, ha letto una lettera inviata dal direttore del servizio di polizia scientifica, Piero Angeloni, alla Corte stessa e nella quale si fa riferimento alle critiche avanzate dai periti sul lavoro svolto dalla scientifica. Nella lettera Angeloni ha evidenziato le competenze della scientifica, ricordando che svolge "ogni anno 4.500 sopralluoghi" e ha ricordato come i laboratori sono dotati della certificazione di qualità."La scientifica è dotata di un sistema informatico di tracciabilita' dei reperti" ha detto Angeloni nella lettera.
"Le apparecchiature tecniche - aggiunge - sono d'avanguardia e il personale ha esperienza pluriennale'". Angeloni ha, infine, sottolineato come "mai in passato sono stati avanzati rilievi di tale natura come in questa sede investono l'operato della polizia scientifica'".
I periti hanno dichiarato che: "Il coltello - ritenuto dall'accusa l'arma del delitto di Meredith Kercher - non è stato oggetto di accurato lavaggio, altrimenti non sarebbe presente l'amido". "L'amido è presente - ha detto la dottoressa Carla Vecchiotti riferendosi al coltello - ma sicuramente non c'è Dna". I periti hanno ricordato in aula che nello svolgimento dei loro accertamenti genetici "e' stata utilizzata una metodica altamente sensibile".
Inoltre nessun accertamento in relazione all'omicidio di Meredith Kercher e' stato svolto all'interno dei laboratori della polizia scientifica nei sei giorni precedenti all'esame del coltello ritenuto l'arma del delitto. E' quanto ha riferito il pubblico ministero Manuela Comodi durante l'esame dei periti nominati dalla Corte di assise di appello di Perugia Secondo quanto riferito in aula dal perito Carla Vecchiotti "la contaminazione puo' avvenire anche da campione a campione" ma "sei giorni sono sufficienti ad evitare una eventuale contaminazione".
I COMMENTI
L'ACCUSA: "EMERSE TUTTE LE LACUNE DELLA PERIZIA"
Per il pubblico ministero Manuela Comodi durante l'udienza di oggi sono "emerse tutte le lacune della perizia" svolta dagli esperti. Lo ha detto parlando con i giornalisti al termine di una lunga giornata processuale, durante la quale il pm, con le sue domande ai periti, ha toccato uno per uno tutti i punti indicati dai esperti nella loro consulenza. "Dalle domande che ho fatto mi pare evidente che non mi avessero convinto - ha detto la Comodi -. Credo di essere riuscita a far chiarire ai periti il loro pensiero". In relazione ad alcuni momenti piu' accesi durante la giornata di oggi il pm ha parlato di "ordinaria tenzione processuale". "E' stato tolto ogni ragionevole dubbio secondo lei?" ha chiesto un cronista al magistrato. "Non c'e' mai stato secondo me" ha risposto il pm.
LA DIFESA: "PERIZIA INCONFUTABILE"
"L'accusa oggi non e' riuscita a provare nulla e, la cosiddetta prova regina, e' letteralmente caduta". Questo il commento di uno dei legali di Raffaele Sollecito, l'avvocato Luca Maori. "I periti hanno risposto in maniera chiara su tre punti fondamentali - ha detto il legale -: non c'e' sangue sul coltello, il Dna di Meredith non e' assolutamente attendibile e il profilo genetico di Raffaele Sollecito sul gancetto non e' stato riscontrato". L'avvocato Maori ha definito poi la lettera inviata alla Corte dal direttore del servizio di polizia scientifica "un qualcosa di piu' di quello che poteva essere fatto". "E' chiaro poi che ognuno di noi difende il lavoro: noi avvocati difendiamo il nostro e la polizia difende il proprio" ha concluso.
La perizia disposta dalla Corte di assise di appello di Perugia "ha dato un esito assolutamente inconfutabile, che oggi non e' stato minimamente scalfito dalle domande assolutamente prevedibili del pubblico ministero, che sono fisiologiche in un processo". Cosi' uno dei legali di Raffaele Sollecito, l'avvocato Giulia Bongiorno, ha commentato con i giornalisti l'esito dell'udienza. "I periti - ha proseguito il legale - hanno ribadito in maniera chiara che il Dna che viene attribuito a Raffaele non puo' assolutamente essere ritenuto il suo, perche' l'elettroferogramma non riproduce il Dna di Sollecito. Siccome quello e' l'unico elemento che collegava Raffaele sul luogo del delitto resta assolutamente fermo il risultato che avevano gia' indicato i periti, e cioe' il fatto che, a questo punto, c'e' un errore macroscopico".
Per quanto riguarda l'ipotesi di contaminazione l'avvocato Bongiorno ha riferito che "nella perizia, che e' stata oggi confermata, e' stato evidenziato che comunque, essendo state violate una serie di procedure e di protocolli internazionali, la scena del crimine non era una scena genuina". "Quindi - ha concluso -, da un lato, il Dna non e' quello di Raffaele Sollecito e, dall'altro, non si puo' nemmeno dire che la scena del delitto era genuina, perche' ci sono grandi possibilita' di contaminazione. Questo ribadisce ancora una volta l'estraneita' di Sollecito nel delitto". Nessun commento da parte dell'avvocato Bongiorno, in relazione alla lettera inviata dal direttore del servizio di polizia scientifica Piero Angeloni alla Corte di Assise di appello di Perugia e letta oggi in apertura di udienza dal presidente del Collegio. "Non voglio commentare - ha detto l'avvocato -. E' stata una scelta del presidente quella di leggere questa lettera. Io voglio commentare solo i dati di oggi in maniera ferma e decisa: parlo delle prove ma, soprattutto, parlo delle non prove"
I LEGALI DELLA FAMIGLIA KERCHER
"Penso che i periti oggi non abbiano sUpportato in modo completo e totale le contestazioni che il pubblico ministero ha eccepito, in modo direi molto chiaro, alla Corte". Cosi' il legale della famiglia Kercher. "Mi sembra che, con molta fatica - ha proseguito Maresca -, i periti abbiano comunque confermato la presenza del profilo genetico di Raffaele Sollecito sul gancetto. Hanno poi, a mio avviso, non specificato quali possono essere gli elementi di prova tanto sollevati dal punto di vista della contaminazione, che non e' provata. Quindi ritengo che la perizia e la spiegazione che hanno dato oggi i periti non sia esaustiva e soddisfacente per valutare in modo diverso le prove scientifiche". In relazione alla lettera inviata dal direttore del servizio di polizia scientifica alla Corte, l'avvocato Maresca ha detto che non sta a lui commentarla. "Ho rilevato dalla lettura che ne ha fatto il presidente - ha detto il legale - una forma pacata e lineare di contestazione alle conclusioni dei periti che sono molto dirette e che mettono a mio avviso in gioco la professionalita' della polizia scientifica che, fino a prova contraria, è ottima e lo abbiamo visto in tanti casi. Lavorano ogni giorno su centinaia di casi e quindi bisogna dare credito a questi professionisti e forse questo tentativo di screditarli va al di la' di quelli che sono i limiti della perizia".
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