Orvieto, 1 marzo 2011 - Dallo psicodramma del gregge a cui viene strappato a forza l’amato pastore al sospetto della congiura di palazzo ai danni del vescovo. Scende la quinta del melodramma e sale lo sfondo dell’intrigo di potere ambientato nelle segrete stanze della Curia di provincia. Servirebbe la penna di Goffredo Parise senza scomodare Dan Brown, per raccontare gli eventi al limite del verosimile che stanno scuotendo la diocesi di Orvieto e Todi negli ultimi mesi, con una punta di parossismo raggiunta domenica sera.

 

Riassunto delle puntate precedenti. Il vescovo Giovanni Scanavino entra in rotta di collisione con il Vaticano per aver nominato diacono e presto sacerdote un ragazzo, Luca Seidita, già cacciato da tre seminari. La Santa Sede ne blocca l’ordinazione sacerdotale. L’ultimo giorno di novembre il giovane si suicida. Il vescovo che aveva già subito una visita pastorale, viene messo «sotto processo» dal Papa, deve lasciare la diocesi. Intanto un gruppo di fedeli, sabato mattina, promuove una petizione, con mille e duecento firme che vengono apposte in calce ad una lettera, colma di rispetto e sacramentale deferenza alle gerarchie, spedita ieri al Santo Padre.

 

Nel pomeriggio di sabato arriva un comunicato dell’ufficio stampa della diocesi che gela il sangue ai supporter di Scanavino. Il vescovo parla di "clima di tensione e confusione mediatica" e sconfessa i promotori dell’iniziativa a suo favore. Domenica ore 22, giunge al cronista una telefonata da una persona vicina a Scanavino, che si trova ancora a Milano: "Ho sentito il vescovo al telefonino, mi ha detto che lui non ha mai scritto la lettera con cui prende le distanze dalla petizione. E’ un falso ispirato da altri, persone molto in vista". In effetti quel tono non è da lui.

 

Il telefono del vescovo rimane muto, ma quando lo riaccenderà, trillerà di sicuro per mezz’ora a causa dei messaggi in memoria. Lui, dunque, non conferma. A rispondere è il giornalista che cura l’ufficio stampa Antonio Colasanto, simpatico napoletano con trascorsi da aspirante deputato: "Ho parlato al telefono con Scanavino, mi ha dettato esattamente le parole che ho scritto nel comunicato. Io sono stato nominato da lui, gli sono grato e rimarrò accanto a lui fino alla fine".

 

Fine del riassunto. Rimane la foschia delle cose non dette e delle mille illazioni che viaggiano ormai a briglia sciolta intorno ad una comunità di persone disorientate in cui non mancano quelli convinti di aver capito tutto. Sabato mattina parlerà ufficialmente il vescovo. Finalmente. Ma non è tipo da avere le scarpe piene di sassi di cui liberarsi, nonostante tutto.