Perugia, 25 febbraio 2011 - Meredith Kercher durante la notte del primo novembre 2007 è stata vittima di una "forza brutale e prevaricatrice di una plurima collettiva condotta che rivela nei suoi tristi protagonisti la volontà orgiastica di dare sfogo agli impulsi criminali più perversi, tali da destare un profondo senso di sbigottimento, ripugnanza e disprezzo in ogni persona di moralità media".

 

Questa l’idea che si sono fatti i giudici della I sezione penale della Cassazione sul delitto di via della Pergola. Nella sentenza numero "7195", composta di 23 pagine e depositata ieri dagli ermellini di piazza Cavour, sono contenute le motivazioni per le quali lo scorso 16 dicembre la Suprema Corte ha deciso di confermare la condanna nei confronti di Rudy Guede, per l’omicidio aggravato dai futili motivi di Meredith. Il suo racconto, per i giudici, è "del tutto inverosimile".

 

La Cassazione premette di non voler esprimere giudizi sulla responsabilità di Raffaele Sollecito e di Amanda Knox — contro di loro, condannati rispettivamente a 25 e 26 anni di reclusione dalla Corte d’assise di Perugia, è ancora in corso il processo d’appello — in quanto "è chiamata a decidere solo della responsabilità di Guede".

 

Tuttavia i supremi giudici rilevano che "nell’eventuale partecipazione di altri al delitto, si dovrà tener conto solo nella misura in cui una tale circostanza valga ad incidere sul tema che costituisce l’impegno esclusivo in punto di riforma, o conferma, della declaratoria di responsabilità dell’imputato, quest’ultima del tutto condivisa dai giudici di primo e secondo grado".

 

La suprema corte ritiene "convincente" le argomentazioni dei giudici di merito "sull’accanimento violento contro la povera vittima, aggredita" da "più persone". Una modalità — è spiegato — che giustifica il no alla "mitigazione della pena" per Guede, cappato in Germania dopo il drammatico omicidio.

 

Secondo la Cassazione la corte d’Assise d’appello di Perugia, con il verdetto su Guede del 22 dicembre 2009 ha seguito un percorso "logico e congruo, senza alcuna possibilità di ravvisare travisamenti di prove, distorsione di dati significanti o disarticolazione nel ragionamento probatorio". Meredith — ricorda la suprema corte — "prima di essere scannata con il colpo mortale alla gola, è oggetto di una serie di ferite, di trattenimenti forzati agli arti, volti a vincerne la resistenza contro una violenza sessuale, di cui sono prova le tracce del Dna di Rudy sul tampone vaginale, sfociata poi nella condotta violenta dello scannamento mortale". Dunque la studentessa inglese è stata uccisa, conclude la Cassazione, da una violenza collettiva a fine di violenza sessuale.

 

Il cestista ivoriano, diversamente rispetto a quello che hanno fatto Amanda e Raffaele, ha scelto di essere processato con giudizio abbreviato. Contro di lui la procura aveva chiesto al gup Paolo Micheli la condanna all’ergastolo: il 28 ottobre 2008 il giudice lo ritenne colpevole dopo una lunga e sofferta istruttoria in cui ‘corse’ da solo senza l’ingombrante presenza dei coimputati eccellenti.

 

In appello per lui cambiò tutto: il 22 dicembre i giudici di secondo grado lo ritennero ancora colpevole ma decisero che anche Guede meritava il beneficio delle attenuanti: era giovane, incensurato e senza famiglia. Tradotto in numeri 16 anni al posto di 30. L’ivoriano è stato difeso dagli avvocati Valter Biscotti e Nicodemo Gentile.