Perugia, 24 febbraio 2011 - La ricostruzione fornita agli inquirenti da Rudy Guede su ciò che accadde la notte tra il 1 e il 2 novembre del 2007 nella casa di via della Pergola a Perugia dove venne ritrovata cadavere la studentessa inglese Meredith Kercher è "del tutto inverosimile". Lo sottolinea la I sezione penale della Cassazione nella sentenza 7195 depositata oggi nella quale spiega perchè, il 16 dicembre scorso, decise di confermare la condanna a 16 anni di reclusione inflitta al giovane ivoriano dalla Corte d'assise d'appello di Perugia nel 2009.

 

I giudici di secondo grado avevano ridotto la pena nei confronti di Guede - in primo grado, con rito abbreviato, il ragazzo era stato condannato a 30 anni di reclusione - concedendogli le attenuanti generiche giudicandole equivalenti all'aggravante dei futili motivi che gli è stata contestata.

 

Contro la sentenza d'appello era ricorso alla Suprema Corte il difensore di Rudy, sottolineando che i giudici perugini avevano dato "valutazioni criticabili perché oggettivamente equivoche".

 

Del tutto diversa da quella della difesa l'opinione degli 'ermellini', secondo i quali la storia raccontata da Guede è "inventata": dal "bacio con Meredith" scambiato nel locale 'Domus', all'"appuntamento la sera successiva" al "petting fatto con la ragazza in casa la sera del giorno seguente".

 

La versione dell'imputato, si legge nella sentenza, "è del tutto inverosimile perché, anche a prescindere dalle palesi omissioni e contraddizioni rinvenibili nelle molte sue dichiarazioni, la conoscenza pregressa di Meredith è chiaramente smentita da tutto un articolato costrutto testimoniale". Pacifica, inoltre, la presenza di Rudy in via della Pergola la sera del delitto, come confessato dallo stesso ragazzo.