Terni, 24 febbraio 2011 - Quando esce dallo studio dell’avvocato Fiocchi dopo aver tenuto, insieme al direttore generale Rafaello Federighi, una conferenza stampa, l’imprenditore Giampaolo Fiorletta, proprietario di Meraklon, deve fare i conti con circa duecento lavoratori. Accompagnato da agenti della Digos, mentre i carabinieri presidiavano il portone d’ingresso già da un paio d’ore prima, Fiorletta cerca di raggiungere l’auto parcheggiata in via Colombo, davanti a Palazzo Spada.

 

Ne nasce una sorta di "inseguimento", con l’imprenditore che scompare tra le divise di polizia e carabinieri e i lavoratori che individuano e circondano la macchina, sotto gli occhi delle forze dell’ordine. Tutto si svolge in pochi minuti ma la dice lunga sulla tensione che regna intorno all’azienda. I lavoratori hanno scioperato mercoledì e ieri e bloccando le merci alle portinerie (che proseguirà ad oltranza), protestando per il fermo di una settimana (ma i tempi potrebbero anche slittare) degli impianti del «fiocco» che, secondo i sindacati, avviene in spregio dei clienti e degli ordinativi.

 

E il tutto si inserisce nella drammatica vertenza Basell. Ma è proprio qui che Fiorletta alza la voce: "La Meraklon non va strumentalizzata, l’azienda non ha problemi ma deve essere lasciata in pace. Ed invece i lavoratori, strumentalizzati da sindacati e forze politiche, vogliono fare della Meraklon un caso nazionale. La Basell ha già detto che non vende, ad oggi non c’è speranza che venga riattivato il sito. Ma Meraklon non si tocca, abbiamo dato la disponibilità a vendere ma nessuno si è fatto avanti. Insomma Basell è ferma e cosi vuole restare, Meraklon invece lavora e all’improvviso vengono bloccati camion carichi di merce. A noi non ci aiuta nessuno, anzi dobbiamo difenderci dai nostri stessi dipendenti".

 

Di "situazione assurda» parla il direttore Federighi. "La fermata della produzione — spiega — è in relazione agli ordini, è una cosa già fatta in passato e non è certo il caso di drammatizzare. Ci siamo stupiti della convocazione del prefetto, che ringraziamo per l’interessamento, di venerdì e lunedì scorsi. Sindacati e istituzioni ci hanno fatto una proposta bizzarra per poter comprare il polimero: ma la nostra è una riduzione produttiva programmata per un riallineamento, non per mancanza di risorse. Non credo, lo dico a livello personale, che la trattativa tra la new.co capeggiata da Novamont e Basell possa avere esito positivo.

 

Questa proprietà, dal suo arrivo nel 2007, ha risanato i conti di 1/3, non ha licenziato nessuno, paga gli stipendi e tiene l’azienda sul mercato. La cattiva immagine che si vuol dare dell’azienda incide sull’attività. I nostri fornitori ci chiedono di essere pagati a breve se non in anticipo e noi non possiamo dire ai nostri clienti di pagare a 30 giorni invece che a 90 o a 120? Nel 2007 qualsiasi consulente avrebbe detto a Fiorletta di chiudere il filo e ridurre il fiocco, ma questo non è successo".

 

"Stento a capire — continua il dg — i motivi dell’agitazione sindacale. Non presentiamo il piano industriale? Pura ipocrisia. Facciamo regolarmente relazioni annuali: quando intorno ad un tavolo si siederanno con noi istituzioni e banche, che dal 2007 ci hanno revocato gli affidamenti, presenteremo il piano".