Perugia, 12 gennaio 2011 - Ha atteso la campanella dell’ultim’ora per gettarsi dalla finestra del sesto piano della scuola. Un salto nel vuoto di una ventina di metri, solo qualche istante più tardi la scoperta del corpo straziato della studentessa di 16 anni da parte della bidella che andava a chiudere il cancello del parcheggio alle spalle dell’istituto, il liceo magistrale "Pieralli" di piazzale Anna Frank. 

 

È accaduto dopo le 13, all’uscita dalle lezioni. Restano mille domande sul gesto della ragazzina che ora lotta tra la vita e la morte: ieri sera è stata infatti trasferita in rianimazione dopo essere stata sottoposta a un lunghissimo intervento per tamponare l’emorragia interna sopraggiunta in seguito al volo di una ventina di metri. Prognosi riservatissima.

 

E c’è una dinamica da ricostruire, a iniziare dai due biglietti lasciati alle amiche e alla famiglia, nei quali sarebbero spiegati i motivi del terribile gesto. Il dramma si è svolto praticamente sotto gli occhi degli studenti che stavano uscendo e che, in massa, hanno fatto corona intorno al corpo della poveretta, mentre scattava la macchina dei soccorsi. Le prime cure sono state prestate sul posto, poi, dopo aver stabilizzato la ferita, l’ambulanza è scattata in direzione dell’ospedale. Durante il tragitto la ragazzina sarebbe stata intubata.

 

È il tentato suicidio l’ipotesi sulla quale lavorano gli inquirenti che basano tale convincimento proprio dalla lettura dei biglietti: in quello lasciato alle amiche della classe poco prima di gettarsi nel vuoto si farebbe riferimento ad un secondo scritto, rivolto ai genitori ed evidentemente lasciato in precedenza a casa (sembrerebbe tra le pagine del libro di scienze) — secondo quanto si è appreso da un docente —.

 

Consegnando il messaggio alle amiche la ragazzina aveva invitato queste ultime a leggerlo soltanto qualche minuto dopo, precisamente — ancora secondo quanto si è appreso — alla fermata dell’autobus. Nelle poche righe scritte a mano in una sorta di addio non mancherebbero riferimenti al fidanzatino.

 

Non troppo lontano dall’istituto ci sono ragazze sconvolte, hanno gli occhi lucidi e gli zainetti in spalla, il leggero trucco sugli occhi è sbaffato sulle guance dalle lacrime. Dicono di non conoscere la giovane precipitata dalla loro scuola, mentono pietosamente.

 

Mentre i carabinieri col gesso cerchiano i cosiddetti "reperti" — il punto esatto della caduta, un fermaglio di plastica per capelli, una penna Bic blu — la bidella Laura è ancora lì che osserva la scena. Scossa. È stata lei, in servizio da quattro anni in quella scuola, a dare l’allarme: "Me la sono trovata davanti, non riesco ancora a capacitarmi dell’accaduto".

 

"Siamo tutti sconvolti — afferma l’insegnante di Diritto ed economia mentre raggiunge la propria auto nel parcheggio — non avevamo notato comportamenti strani da parte della ragazza". Anche la professoressa, insieme ad altri docenti, è stata sentita dagli investigatori e presa a verbale nell’aula di informatica a piano terra, vicino alla palestra.

 

Il preside non entra nel merito dei problemi che possono aver spinto una delle sue alunne ad un gesto così drammatico. Il sopralluogo nell’aula dalla quale si è lanciata la giovanissima, originaria dell’Est europeo, ha consentito ai militari della stazione di Perugia (diretti dal luogotenente Lorenzo Antoniello) di acquisire elementi utili alle indagini. La giovane avrebbe utilizzato una sedia per raggiungere la finestra. Non quella della sua classe, un’altra aula al piano superiore.