Spoleto, 25 novembre 2009 - L’imprenditore Del Papa, accusato di disastro ambientale e omicidio colposo plurimo, non si è mai voltato a guardare né i parenti dei lavoratori morti, né Claudio Dimiri sopravvissuto alla strage, presenti in aula tra uno stuolo di avvocati e un folto pubblico composto da rappresentanti delle istituzioni, delle organizzazioni sindacali e dei partiti, oltre a un consistente numero di giornalisti. Da parte delle famiglie, sostenute da un presidio dei sindacati e del Prc, non ci sono state parole o comportamenti che hanno turbato la pacatezza dell’aula giudiziaria. Soltanto qualche raro, ma concitato battibecco tra gli avvocati delle parti avverse ha fatto capire che siamo solo all’inizio.

 

La prima udienza del delicato processo doveva del resto affrontare argomenti procedurali squisitamente tecnici. Le prime battute sono quindi iniziate davanti al giudice Alberto Avenoso con la costituzione delle parti civili richiesta dai familiari delle vittime, ministero dell’Ambiente, Regione dell’Umbria, Comune di Campello sul Clitunno, Cgil regionale, provinciale e Fiom, Cisl, Uil e Inail. Per tutti, l’avvocato Giuseppe La Spina, legale di Del Papa, ha chiesto l’esclusione dal procedimento giudiziario. I familiari perchè già risarciti dall’Unipol (assicurazione della ditta Manili) per oltre un milione di euro complessivi che, nel frattempo, ha avviato una causa civile di risarcimento nei confronti della Umbria Olii.

 

Ministero dell’ambiente, Regione e Comune perché Del Papa ha provveduto, secondo le indicazioni fornite dalla stessa Regione e dall’Arpa, a bonificare il sito sia all’interno che all’esterno, eliminando in tal modo i danni ambientali. Le organizzazioni sindacali perchè non possono, sempre secondo la difesa, agire per conto di persone che già si sono costituite, né delle vittime che non risulta fossero iscritte a sindacati. L’Inail - ancora - perchè farebbe un’azione di regresso nei confronti della Umbria Olii quando i lavoratori morti erano dipendenti della ditta Manili.

 

Nelle repliche gli avvocati della parte civile hanno ribadito la legittimità della loro richiesta. Nel caso delle pubbliche istituzioni in quanto il danno cagionato dall’esplosione nella fabbrica è da considerarsi nei confronti di un bene della collettività e all’immagine di un intero territorio. Riguardo ai familiari delle vittime, è stato sottolineato che la costituzione di parte civile riguarda coloro che non sono stati ancora risarciti nella formula proposta davanti al tribunale.

 

A dare più forza alle argomentazioni delle parti civili è intervenuto il pm, Federica Albano, che ha sottolineato come indubbiamente ci sia stato un danno ambientale e che il fatto che sia stato in parte ripristinato non preclude alle pubbliche istituzioni la richiesta di risarcimento. I parenti, per il pm, sono legittimati così come le organizzazioni sindacali indipendentemente dal fatto che le vittime fossero o meno iscritte alle varie sigle. Il giudice si è riservato la decisione sulle eccezioni rinviato i preliminari alla prossima udienza del 15 dicembre.