«Basta Milano, meglio fare il vino in Umbria»

Marco Biraghi era un apprezzato art designer: ha mollato tutto e lavora in vigna

 Marco Biraghi

Marco Biraghi

Umbria, 27 settembre 2014 - DAI RITMI FRENETICI di Milano alla quiete naturale d ell’Umbria nello splendore d i Città della Pieve. Dal lavoro nella metropoli a quello della terra. Così Marco Biraghi (nelle foto) , 32enne originario del capoluogo lombardo, d a qualche anno ha scelto di cambiare vita, città e mestiere, abbandonando un lavoro promettente e ben remunerato come quello di grafico industriale in una grande azienda del nord per dedicarsi all’agricoltura nelle nostre campagne. Ma sta volta la crisi economica — che spinge sempre più giovani a riscoprire la terra come fonte di occupazione alternativa — non c’entra affatto . A NZI, CONFESSA Biraghi, «in ufficio guadagnavo molto più di adesso . Ma non ero soddisfatto». E così, con coraggio e un po’ di follia, l’ex grafico ha accantonato la tecnologia , per coltivare invece la passione per il vino, barattando un contratto a tempo indeterminato con la prospettiva di una vita di maggior qualità nel cuore verde d’Italia. Le stesse mani che prima pigiavano i tasti del computer oggi potano la vite e racco lgono le olive nell’azienda agricola «Fontesecca» di Città della Pieve, dove il milanese lavora come dipendente. Dove ha imparato il mestiere di viticoltore ? «Nel podere di Paolo Bolla, il mio attuale datore di lavoro, dove trascorrevo le ferie per imparare a muovermi tra la vigna e gli olivi della sua tenuta. Ho appreso tutti i segreti sul campo ma, nel tempo, ho anche frequentato qualche corso specialistico». Oggi di cosa si occupa? «Di molte attività. In azienda mi è stata affidata sia la parte agricola che quella più strettamente enologica. Sono l’unico dipendente e passo dal lavoro manuale a quello organizzativo, partecipando anche alle fiere di settore». Quante ore lavora al giorno? «Non c’è un orario fisso. Dipende dal clima e dalle stagioni. Mi sveglio quasi sempre all’alba ma la durata di ogni attività è variabile, perché si svolge all’aperto ed è legata alle condizioni del tempo. Proprio come avveniva per i contadini di una volta». Il guadagno, però, è contenuto… «E’ decisamente più basso rispetto a quello del mio impiego precedente. Ma l’ambiente è più piacevole e offre possibilità di crescita e sviluppo». Il settore vinicolo è stato risparmiato dalle difficoltà? «No, i problemi ci sono per tutti e anche per le imprese agricole. Ma noi produciamo vino e olio che sono tra le eccellenze umbre più importanti e invidiate al mondo, sulle quali bisogna puntare perché garantiscono buoni margini di profitto». In che modo? «Avendo la capacità di distinguersi. Nella nostra azienda, ad esempio, abbiamo scelto di puntare sulla qualità utilizzando metodi di coltivazione biologica e vitigni esclusivamente autoctoni». ​ Come sta andando la vendemmia? «E’ appena iniziata e proseguirà fino a metà ottobre. È ancora presto per fare bilanci. Certo non è stata un’annata memorabile , anzi piuttosto difficile a causa delle piogge abbondanti e del poco sole dei mesi estivi. Ma siamo ottimisti». Qual è il suo vino preferito? «Senza dubbio il Sangiovese, sia umbro che toscano». Progetti per il futuro? « Sono un sognatore e spero, un giorno, di poter aprire un’azienda agricola tutta mia , realizzando anche una mia etichetta. Sempre qui in Umbria».