Delitto Lucentini, battaglia in aula per la perizia balistica

Secondo l’esperto nominato dal giudice fu un tiro «volontario» La sentenza prevista per il 18 luglio

Emanuele Armeni scortato dalla polizia penitenziaria esce dall’aula del tribunale di Spoleto

Emanuele Armeni scortato dalla polizia penitenziaria esce dall’aula del tribunale di Spoleto

Spoleto, 12 luglio 2016 - L’M12 S 2 che uccise il carabiniere Emanuele Lucentini nella caserma dell’Arma a Foligno «non è possibile» sia stato «armato involontariamente». E, sulla base delle prove di sparo, «non risulta verosimile», «la ricostruzione individuata e sostenuta dall’imputato Emanuele Armeni». Quello che uccise il militare fu uno sparo «volontario».

Le conclusioni del perito, Marco Piovan, nominato dal giudice del tribunale di Spoleto, Margherita Amodeo, nel corso del processo che si svolge con il rito abbreviato contro Armeni, sono state discusse in aula alla presenza del procuratore capo, Alessandro Cannevale, dei difensori di parte civile, Giuseppe Berellini e Maria Antonietta Belluccini, dell’avvocato Michele Montesoro che assiste l’imputato e dei consulenti di parte. Proprio questi ultimi hanno bersagliato di domande il perito del giudice per tentare di demolire la sua ricostruzione dei fatti.

Il delitto di Lucentini avvenne all’interno della caserma nel maggio del 2015. A luglio Armeni venne arrestato in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Secondo la difesa si è trattato di un incidente e quindi il carabiniere deve essere condannato per omicidio colposo, ma non volontario.

Il giudice ha rinviato al 18 luglio per la discussione delle parti e la sentenza.

Eri.P.