Omicidio Meredith, il libro di Sollecito finisce sotto accusa

Si fa riferimento a «tattiche sporche della procura». Diffamazione e vilipendio/ A MARZO L'UDIENZA DI CASSAZIONE / IL DOCUMENTARIO IN TV SULL'OMICIDIO DI MEREDITH KERCHER / CONDANNA PER AMANDA E RAFFAELE NEL PROCESSO DI APPELLO BIS / LE MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA DEL PROCESSO DI APPELLO BIS / IL RICORSO IN CASSAZIONE

Raffaele Sollecito (Crocchioni)

Raffaele Sollecito (Crocchioni)

Perugia, 9 ottobre 2014 - «LE TATTICHE della procura divennero sempre più sporche», e ancora: «Un macabro abbraccio tra procura e media scandalistici. Come drogati continuamente in cerca di un’altra dose, ciascuno dei due ha nutrito l’insaziabile voglia di eccitazione e attenzione dell’altro». Sono solo due dei passaggi ‘incriminati’ del libro che Raffaele Sollecito ha scritto — «Honor bound, il mio viaggio all’inferno e ritorno con Amanda Knox», insieme al giornalista inglese Andrew Paul Gumbel, e che potrebbe costargli un’altra condanna.

SOLLECITO, ritenuto colpevole all’esito del processo d’appello bis a Firenze dell’omicidio di Meredith Kercher, avvenuto nel novembre del 2007 e ora in attesa del verdetto della Cassazione (il 25 marzo 2015) è infatti imputato di diffamazione nei confronti dell’allora pubblico ministero — ora in procura generale — Giuliano Mignini (nel tondo), e di vilipendio nei confronti dei magistrati della procura di Perugia, dell’ordine giudiziario e della polizia di stato che aveva svolto le indagini sul giallo di via della Pergola.

L’UDIENZA preliminare è stata fissata per il prossimo 22 gennaio a Firenze, competente a indagare nei casi in cui siano coinvolti (anche parti offese) le toghe perugine. Sarà il gup Dolores Limongi a stabilire se Sollecito merita, come chiesto dal pm fiorentino Giuliano Bartolomei, un rinvio a giudizio e quindi un altro processo. All’udienza il pugliese sarà difeso dall’avvocato Alfredo Brizioli, inizialmente coinvolto, e dopo anni assolto da ogni accusa, in una delle tranche dell’indagine sulla morte di Francesco Narducci. Indagine diretta proprio da Mignini e di cui si parla anche nel libro ‘incriminato’. «Io credo che il nostro processo fosse, tra le altre cose, un grande diversivo pensato allo scopo di mantenere l’attenzione dei media lontano dalla battaglia legale condotta da Mignini a Firenze e per fornirgli quella vittoria in un processo di alto profilo di cui aveva disperatamente bisogno per ripristinare la sua reputazione».

IL LIBRO è un processo al processo. Che attacca le prove e la loro acquisizione. Come la macchia notata sulla federa del cuscino. Traccia non analizzata nel processo di primo grado che sarebbe stata di sperma. «Riflettemmo a lungo e intensamente se chiedere un’analisi completa — scrive Sollecito nel suo libro-verità — ma non ci fidavamo della polizia scientifica nemmeno di un tiro di sputo e avevamo una paura mortale che potessero scegliere di fabbricare un risultato in cui lo sperma era il mio. Così ci trattenemmo».

Eri.P.