Adesso basta con gli autogol

Il commento - di Roberto Conticelli

Perugia, 28 febbraio 2015 - Siamo combattuti, inutile nasconderlo. Da un lato vorremmo non credere al «Grande Vecchio» che organizza colpi notturni a Perugia. Dall’altro però non possiamo non constatare la singolarità di «imprese» che fruttano solo poche banconote di fondo-cassa ai loro autori, esponendoli invece all’evidente pericolo della cattura in flagranza. Dietro l’affaire-Calabrese scorgiamo sì bagliori di provincialismo imputabili alla politica cittadina: furti e vandalismi avvengono ovunque, e in queste ore anche le cronache di Foligno e Terni, tanto per fare esempi geograficamente vicini, ne sono piene.

Ma altresì ci pare di cogliere una preoccupante tipicità tutta perugina nella sequenza di raid ai danni dei negozi, sempre gli stessi e spesso colpiti a una o due notti dall’incursione precedente. Sappiamo che negli ultimi vent’anni l’Umbria, come altre regioni, ha dovuto accogliere l’«esercito» degli stranieri (oltre il 10% della popolazione, da noi), ospitando in percentuale anche quanti delinquono; e che pure i malavitosi italici non scherzano, per via di una perdurante crisi economica che li rende ancor più aggressivi. E riteniamo poi che la società italiana, e quella umbra non fa eccezione, abbia gestito l’impatto dell’integrazione con leggi inadeguate ed eccessivo lassismo.

Eppure, pur non volendo credere a «mafie» o «camorre» che avrebbero puntato i riflettori sulla nostra città, ci interroghiamo sulle tante, troppe coincidenze. Scorgendo peraltro un rischio evidente e per certi versi già reale: che le «spaccate» inneschino un dibattito tale da travalicare i ristretti confini cittadini. Perugia purtroppo non ha molti amici nel mondo e il caso-Meredith lo insegna: guai se la comprensibile riprovazione verso queste squallide «imprese» dovesse sfociare in altri ingiusti slogan riferiti al nostro centro storico, facendolo passare da «città della droga» a «città delle vetrine spaccate».

Noi con la deturpazione dell’immagine urbana abbiamo già fatto i conti, e certi risultati mediatici non tornano mai. Che fare, allora? Per il momento – pur mantenendo alta la vigilanza rispetto a possibili infiltrazioni o crimini organizzati – restiamo ai fatti. Alla delinquenza che aggredisce i commercianti opponiamo risposte concrete: intensifichiamo i controlli, attiviamo le telecamere, sosteniamo (anche fiscalmente) gli esercenti che vogliono tutelarsi con i sistemi d’allarme. Ma non andiamo oltre, non esageriamo. Evitiamo di farci ancora una volta autogol.