Mercoledì 24 Aprile 2024

Juncker presenta il suo piano di investimenti da 315 miliardi. "Così l'Europa volta pagina"

Il presidente della Commissione europea: "I contributi degli Stati saranno fuori dal deficit e dal debito". Padoan: "Rischio stagnazione, serve uno choc per la crescita"

Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione europea (Ansa)

Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione europea (Ansa)

Bruxelles, 26 novembre 2014 - "Oggi l'Europa volta pagina dopo anni passati a ristabilire la credibilità di bilancio e a promuovere le riforme". E' l'inizio dell'intervento del presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, nel presentare il suo piano di investimenti per i prossimi tre anni durante la seduta plenaria del Parlamento europea a Strasburgo. Juncker ha precisato che il piano di investimenti rappresenta il modo di "chiudere il cerchio" insieme a riforme e disciplina di bilancio. Il piano si fonda su 21 miliardi di capitale pubblico (garanzie del bilancio europeo per 21 mld e 5 mld della Bei) che grazie all'effetto leva dichiarato di 1 a 15 sarebbe in grado di mobilitare complessivamente, appunto, 315 miliardi di investimenti. L'attrattiva per i capitali privati si fonda sullo spostamento del rischio maggiore sulle garanzie pubbliche.

"Il Piano sugli investimenti si può riassumere in un messaggio unico: l'Europa ora può offrire speranza al mondo su crescita e lavoro", ha proseguito il presidente della Commissione europea. "I contributi degli Stati saranno fuori dal deficit e dal debito", ha spiegato sottolienando che il piano interverrà su svariati campi come scuola, trasporti, sanità e efficienza energetica. "Penso a un bambino di Salonicco che deve entrare in una scuola moderna, con i computer, penso - ha detto Juncker - ai servizi ospedalieri, penso al pendolare francese che potrà andare al lavoro in tram, risparmiando la benzina, migliorando la qualità dell'ambiente".

"Il Piano non va politicizzato, spero non ci siano giochi politici. È un progetto per attirare e ottimizzare investimenti. Indietro non si torna", ha continuato Juncker. "Abbiamo bisogno di nuovo debito? No. Dobbiamo pensare ai nostri figli, e non dobbiamo tradire le regole del patto di stabilità che abbiamo pattuito, altrimenti non saremmo credibili". "Se gli Stati membri iniettano liquidità non rispettiamo questi patti", per questo "dobbiamo fare leva per usare il denaro pubblico che già c'è", ha detto ancora il presidente della Commissione europea. Per stimolare gli investimenti e far ripartire l'Europa "sento dire che abbiamo bisogno di nuove denaro, ma quello di cui abbiamo bisogno è un nuovo inizio".

Il piano di investimenti europeo basato sulla Bei mobiliterà 315 miliardi perchè "ogni euro investito ne genererà 15", ha spiegato ancora Jean-Claude Juncker. Il presidente della Commissione ha indicato che dovrà essere "operativo entro giugno 2015" e che la scelta dei progetti sarà affidata a "esperti" con lo scopo finale di "drenare denaro verso i paesi che più hanno sofferto per la crisi".

PADOAN - Il piano di investimenti presentato da Jean Claude Juncker è "quanto mai opportuno" perché c'è "un rischio serio di movimento verso la stagnazione", ha detto Pier Carlo Padoan. "È necessario e possibile uno choc per la crescita", ha aggiunto il ministro dell'Economia, secondo cui "bisogna andare avanti in fretta: nei confronti dell'Europa c'è un'aspettativa crescente da parte dei cittadini, ma sono crescenti anche i rischi di delusioni". "Di fronte al fallimento del mercato c'è bisogno di un'azione pubblica", ha spiegato Padoan che ha così sintetizzato la ricetta per far ripartire l'Europa: mobilitare le risorse pubbliche per rilanciare gli investimenti privati ripristinando la fiducia. "Uscire da questa lunghissima crisi - ha detto ancora il ministro - richiede nuove forme di cooperazione tra le istituzioni ed i Paesi membri. La fiducia è una condizione essenziale per il recupero della 'vista lunga' e delle politiche a rendimento differito". 

Padoan però non si sbilancia circa l'adesione del nostro Paese. "Il governo italiano non ha ancora esaminato l'ipotesi di conferire risorse al Fondo, perché non sappiamo come funziona il Fondo", ha detto Padoan. Ma, ha aggiunto, "ci sono due questioni": la prima è "quale sarà l'implicazione dal punto di vista del rispetto del Patto di stabilità e crescita sui bilanci nazionali per un paese che conferisce fondi"; la seconda, "quali saranno i criteri di ripartizione di queste risorse, non tanto verso i paesi quanto verso i progetti". Padoan ha definito come "fondamentale" il fatto che "ci siano buoni, ottimi, progetti nazionali che meritino quindi finanziamenti pubblici ma possano attrarre anche finanziamenti privati". E ha osservato: "Questo è un meccanismo che è già stato avviato da Ecofin, che ha messo in campo una task force composta dalla Bei, dalla Commissione e dai paesi membri per identificare progetti". "Il governo italiano - ha continuato - ha costituito una task force per identificare progetti. Ne abbiamo individuati per un ammontare complessivo di 40 miliardi. Sono stati inviati alla Bei. Si farà uno scrutinio complessivo e già ci sono progetti che potrebbero essere finanziati da subito, perché ci sono risorse già disponibili in attesa che il meccanismo Juncker sia pienamente operativo".