Lunedì 29 Aprile 2024

Turchia, raid anti-opposizione: arrestati giornalisti e dirigenti tv. Usa e Ue: "Erdogan, attento"

Resa dei conti tra le fazioni islamiche. Protestano anche laici e sindacato giornalisti. Il fermato più noto è il direttore del giornale d'opposizione Zaman, Ekrem Dumanli. Tra i colpiti anche alti funzionari di polizia. L'accusa è di complotto contro l'esecutivo. E la candidatura di Ankara ad entrare nella Ue torna immediatamente nel limbo

Ekrem Dumanli parla ai suoi lettori scesi in piazza per difenderlo (ANSA / EPA / ISA SIMSEK / ZAMAN)

Ekrem Dumanli parla ai suoi lettori scesi in piazza per difenderlo (ANSA / EPA / ISA SIMSEK / ZAMAN)

Roma, 14 dicembre 2014 - Altissima tensione oggi in In Turchia. La polizia ha effettuato raid in numerose città arrestando almeno 27 persone, tutte caratterizzate dalla vicinanza al movimento Hizmet, guidato dal religioso Fethullah Gulen in esilio negli Stati Uniti: in passato principale alleato e ora acerrimo nemico del presidente Recepp Tayyip Erdogan. Lo riporta l'agenzia di stampa statale Anadolu, aggiungendo che tra i fermati ci sono giornalisti, produttori televisivi e poliziotti. Il governo accusa il movimento del religioso musulmano di aver orchestrato un complotto contro l'esecutivo. 

LETTORI SCHIERATI - Il maggior numero di arresti è avvenuto a Istanbul. Qui la polizia ha preso in consegna anche Ekrem Dumanli, direttore del giornale d'opposizione Zaman. Dumanli è stato arrestato oggi pomeriggio dopo che in mattinata la polizia aveva dovuto desistere visto l'imponente presidio di manifestanti che si era schierati a tutela del giornale e dei suoi giornalisti.

STAMPA E TV - Tra i destinatari del mandato di arresto oltre al direttore di Zaman c'è anche Hidayet Karaca, amministatore delegato della televisione Samanyolu."La stampa libera non può essere messa a tacere", hanno gridato i dimostranti. Anche le associazioni di giornalisti della Turchia hanno condannato i raid che hanno preso di mira i reporter.

CAPO D'ACCUSA - Per tutti gli arrestati - ha spiegato il procuratore capo della città del Bosforo, Hadi Salihoglu - l'accusa è di "aver messo in piedi un gruppo terrorista" e di aver propalato falsità e calunnie. Da tempo Erdogan denuncia l'esistenza di una "struttura parallela" di Gulen all'interno dello Stato sebbene il predicatore abbia sempre negato di voler rovesciare il governo. Peccato che secondo Fuat Avni, anonimo profilo Twitter che aveva anticipato di qualche giorno la notizia dell'operazione, in cima alla lista dei mandati di cattura ci sia proprio l'irraggiungibile Fethullah Gulen, capo della confraternita islamica Hizmet, scrittore e filosofo, ex imam e predicatore, da anni in esilio volontario in Pennsylvania.

KEMALISTI IN PIAZZA - L'opposizione parlamentare - soprattutto laica - è in tensione "E' un golpe del governo", ha detto il capo del kemalista Chp, Kemal Kilicdaroglu. "E' un golpe - ha sottolineato - contro la nostra democrazia".  Nella più generosa delle ipotesi, una controproducente prova di forza - quella di Erdogan - che ha suscitato l'immediata condanna di Bruxelles e Washington.

UE FURENTE - Il capo della diplomazia Ue, Federica Mogherini, ed il Commissario per l'Allargamento, Johannes Hahn, hanno criticato duramente a nome della Commissione i raid nelle redazione di diversi quotidiani d'opposizione turchi e l'ondata di arresti di giornalisti, finora 27, ordinata dal presidente turco Recep Tayyp Erdogan. Si tratta di "un'operazione incompatibile con la libertà di stampa che è un principio chiave della democrazia ed è contraria ai valori e agli standard europei di cui la Turchia aspira ad essere parte. Ci attendiamo che il principio della presunzione d'innocenza prevalga" e "ricordiamo che ogni passo avanti di qualsiasi candidato (all'ingresso tra i Ventotto, ndr) dipende dal pieno rispetto della legalità e dei diritti fondamentali. Illustreremo le nostre preoccupazioni martedì al Consiglio chiamato a discutere della politica di allargamento, inclusa la Turchia".

ALLEATI CONTRO - Molto critici anche gli Usa: "Libertà dei media, processi regolari e indipendenza del sistema giudiziario sonno elementi chiave in ogni democrazia sana e sono previsti dalla Costituzione turca. Come amici e alleati della Turchia, chiediamo con urgenza alle autorità turche di assicurare che le loro azioni non violino i valori chiave e le fondamenta democratiche stesse della Turchia", si legge in una dichiarazione diffusa dalla portavoce del dipartimento di Stato americano, Jen Psaki.