Giovedì 18 Aprile 2024

Trichet e la lettera del 2011: salvammo l'Italia

L'ex presidente della Bce difende le misure imposte al Governo Berlusconi

Ceccherini e Trichet

Ceccherini e Trichet

Pino Di Blasio

FIRENZE, 27 novembre 2014 - DISCO verde sul piano Juncker con 315 miliardi di euro di investimenti, «benedizione» sul Jobs Act e sulla flessibilità invocata del governo Renzi contro la disoccupazione, inviti al suo successore Mario Draghi affinché acquisti titoli di Stato, e inni alla fiducia come virtù suprema, sia in Eurolandia che per tutto il pianeta. Jean-Claude Trichet, ex presidente della Bce e governatore della Banca di Francia, difende strenuamente la politica monetaria dell’ultimo decennio in Europa e sprona sia il presidente della Commissione che il governatore della Bce a «prendere tutte le decisioni che stimolino gli investimenti e migliorino le potenzialità di crescita». Ospite dell’iniziativa ‘Young Factor’, lezioni di educazione finanziaria voluti dall’Osservatorio Giovani-Editori, presieduto da Andrea Ceccherini, Trichet non ha aggirato nessuna domanda sullo stato di salute dell’Eurozona, sulle turbolenze del suo mandato e sulle ricette per dare un futuro più roseo a un Continente con troppo passato.

«LA BCE può acquistare titoli di Stato – ha esordito l’ex governatore – rispettando il suo statuto. Io ho autorizzato l’acquisto di titoli di Grecia e Irlanda nel 2010, di Italia e Spagna nel 2011. Non ci sono limiti o veti. Ai miei tempi la priorità era ridurre l’inflazione, oggi è combattere i rischi di deflazione. Ma in 16 anni di euro, la media di aumento dei prezzi si è sempre aggirata sul 2%». Trichet difende anche la lettera all’Italia dell’agosto 2011, la spallata più forte al governo Berlusconi. «Era un periodo difficile per Italia e Spagna, la trasmissione della politica monetaria non funzionava e non potevamo rischiare la credibilità dell’istituzione. Gli investitori e i risparmiatori esterni non avevano più fiducia. Senza discussioni né trattative abbiamo inviato le nostre valutazioni ai due Governi, che hanno poi deciso di pubblicare quelle lettere, per me confidenziali. Ma ormai questa è storia».

OLTRE al mantra della fiducia, Jean-Claude Trichet preferisce usare la parola «solidità», invece di austerità. E confessa di non aver mai avuto paura che l’euro crollasse. «Come valuta – ha notato – non è mai stata messa in dubbio. Semmai è criticata per un rapporto troppo alto rispetto al dollaro. Ci sono stati momenti in cui qualche Paese ha rischiato di uscire dall’euro. Ma sei anni dopo il crac della Lehman Brothers, i 18 Paesi di Eurolandia sono ancora lì, Grecia, Irlanda e Portogallo compresi. E in gennaio saranno 19, con l’ingresso della Lituania».

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro