Massa, 13 aprile 2011 - I brutti esempi fanno scuola: il consiglio regionale ieri ha emulato la Camera dei deputati. Centrosinistra e centrodestra hanno sfiorano la rissa discutendo i risultati dell’inchiesta sul buco da 270 milioni dell’Asl di Massa. L’incidente a metà pomeriggio, quando l’assessore alla sanità, Daniela Scaramuccia, si è lasciata scappare che «il vero problema non è l’Asl di Massa ma i tagli operati dal governo Berlusconi».

Andrea Agresti, Alessandro Antichi e Roberto Benedetti del Pdl sono insorti: «Basta, dovete vergognarvi per i soldi che mancano. Come si fa a tirare in ballo Berlusconi anche qui?». Giuliano Fedeli (Idv), presidente di turno, minaccia di sospendere i lavori. Poi è Pieraldo Ciucchi (Psi) a spiegare: «L’assessore non voleva scansare le responsabilità, ma solo ricordare una verità: cioè che dal 2005 al 2010, il governo ha aumentato il fondo sanitario del 3%, mentre per il 2011 l’incremento è sceso allo 0,70%». Più pragmatico dell’assessore, il presidente della Regione, Enrico Rossi: «Con l’Asl di Massa abbiamo accusato il colpo, ma un sistema di controllo è buono se trova l’errore e riesce a recuperarlo. La Toscana esce dalla vicenda a testa alta. Ho diffidato i sindaci revisori e gli altri presunti responsabili a pagare i danni».

Ma il termine (30 giorni dal 10 marzo) è scaduto ed è quasi certo che in Regione non è arrivato un centesimo. La novità, invece, è che la relazione di maggioranza è stata votata anche dall’Idv, oltre che da Pd, Psi e Federazione della sinistra e verdi. Maria Luisa Chincarini, la consigliera che aveva denunciato di essere stata minacciata, ha ceduto solo ieri mattina alla tentazione di presentare una conclusione diversa da quella del Pd. «Avevano ricevuto l’avviso di sfratto dalla giunta» ha commentato con ironia Alberto Magnolfi, capogruppo del Pdl.

La relazione finale, letta in aula da Pieraldo Ciucchi e votata da tutta la maggioranza, salva il governatore Rossi (assessore alla sanità per 10 anni) e punta il dito sull’ex direttore generale, Antonio Delvino, e sulla società Deloitte. Accusando poi «gli amministratori aziendali per aver manomesso il bilancio (e per la vicenda degli assegni su cui farà luce la magistratura); i sindaci revisori per non aver vigilato; la società Taitle e il professor Persiani che, pur avendo rivestito numerosi incarichi, non ha dato conto di quel che stava succedendo; la Deloitte per aver certificato un bilancio che si è rivelato falso». Infine un consiglio: «Visto che i controlli non sono bastati a verificare il disavanzo serve una revisione del sistema».


Centrata invece sulla «grave responsabilità di Rossi» la relazione del presidente della commissione d’inchiesta, Jacopo Ferri, firmata anche da Stefano Mugnai (sempre del Pdl), da Giuseppe Del Carlo (Udc) e votata dalla Lega: «Balzano agli occhi il fatto che i controllori erano anche i controllati, oltre alle manomissioni delle scritture contabili e di occultamento dei disavanzi, fra il 1999 e il 2009, ed è stato negativo il ruolo degli uffici regionali e dei consulenti vicini alla Regione». Ma soprattutto «il presidente Rossi e l’assessore alla sanità, Daniela Scaramuccia, non possono sottrarsi alle loro responsabilità politiche».