Pino Di Blasio
 

FIRENZE, 13 febbraio 2013 -  «NEGLI ULTIMI dieci anni il sistema sanitario toscano, forse proprio perché ben funzionante, è stato attraversato da fenomeni di ‘mala gestio’, come dimostra il disavanzo della Asl 1 di Massa, tanto da lasciare, all’esito dell’inchiesta condotta da questa commissione, il dubbio che anche al sistema toscano non siano estranee logiche politiche e interessi di carriera vertenti sulle aziende sanitarie, divenute in alcuni casi centrali di creazione di consenso. In tale ottica va interpretata l’ostinazione con cui gli attuali amministratori regionali hanno inventato e poi sostenuto le Società della salute, che rimangono ancora in funzione nonostante la netta censura espressa dalla Corte Costituzionale».

 

E’ una delle conclusioni del rapporto finale, consegnato al Parlamento, dalla commissione d’inchiesta sui disavanzi sanitari regionali, presieduta dall’onorevole dell’Idv Antonio Palagiano. Approvata l’ultimo giorno di gennaio a larga maggioranza, con i due commissari del Pd, Livia Turco e Paolo Fontanelli, assenti al voto. Una relazione su tutte le inchieste avviate dalla commissione, con cinque pagine al vetriolo dedicate al caso Toscana, in particolare al buco dell’Asl di Massa, salito a 420 milioni di euro e al Sistema integrato ospedali regionali, con il project financing per i quattro nuovi ospedali di Massa, Lucca, Pistoia e Prato.
 

CINQUE pagine che sono distillati di accuse nei confronti del presidente Enrico Rossi e di «un vero e proprio sistema di gestione politica del Fondo sanitario regionale, caratterizzato dall’aggiustamento sistematico dei bilanci, che ha determinato l’iscrizione nel registro degli indagati dello stesso Rossi, del direttore dell’area economico-finanziaria Carla Donati e del superconsulente Niccolò Persiani». La commissione ripercorre le novità dell’inchiesta di Massa, risente degli equilibri politici del Parlamento disciolto, «esalta» il ruolo del deputato Lucio Barani del Pdl, bersaglio di richieste di risarcimento danni sia da parte di Rossi che dai quattro direttori dell’assemblea del Sior, per 2 milioni e 750 mila euro. Richieste respinte dalla Camera. Ma nonostante le circostanze, quella relazione resta un atto d’accusa parlamentare contro la sanità toscana, firmato da deputati di forze politiche che sono in maggioranza in Regione.
Rimandando alle conclusioni delle indagini, e ricordando la relazione del febbraio 2012, con alcuni deputati che chiedevano il «commissariamento della sanità toscana», i deputati mettono nero su bianco uno dei teoremi delle opposizioni: «La voragine nei conti della sanità è la principale causa dei tagli ai servizi di assistenza e cura, nonché degli aumenti dei ticket che oggi patiscono i cittadini della Toscana».
 

ANCOR PIÙ inquietanti le ombre che la commissione parlamentare evidenzia sul Sior e sui quattro nuovi ospedali di Massa, Lucca, Pistoia e Prato, con una difesa delle azioni di Antonio Delvino, direttore generale che sarebbe stato «costretto alle dimissioni», indagato e raggiunto da una richiesta di risarcimento per 80 milioni di euro. Per i deputati «c’è la possibilità che le vicende di Massa e del Sior abbiano punti di contatto, proprio nel comportamento di Delvino che potrebbe aver intralciato i piani del concessionario». Vengono ricordate le opposizioni ai 5 milioni di euro per bonificare il sito dell’ospedale di Massa, poi bonificato con soli 600mila euro, e i veti sulle richieste di incrementi dei costi formulate dal concessionario.