Firenze, 7 giugno 2012 - PARLANO di piccoli e grandi temi della Chiesa, del Segretario di Stato Tarcisio Bertone, ma anche e soprattutto di papa Joseph Ratzinger nelle decine di telefonate che la polizia ha ascoltato, per circa un mese e mezzo, dopo l’attentato all’arcivescovo Giuseppe Betori e il ferimento di don Paolo Brogi.
 

Praticamente tutta la Curia fiorentina è intercettata. Molti prelati lo sospettano, tanto che — annotano gli inquirenti nei brogliacci depositati dal pm, Giuseppina Mione, dopo la chiusura delle indagini nei confronti dell’unico sospettato, Elso Baschini — preferiscono «rimandare» alcuni argomenti a future conversazioni “viso a viso”. Gli inquirenti ascoltano don Brogi, ferito nell’agguato, ma anche l’ausiliario Maniago, coinvolto nel caso don Cantini.


ANCHE il telefono di monsignor Giuseppe Betori, creato Cardinale dal Papa il 6 gennaio, è sotto controllo. Il 4 dicembre scorso, un mese dopo l’agguato e pochi giorni dopo l’udienza dal pontefice, parlando al telefono con una persona, di nome Carlo, l’arcivescovo si dice «fiducioso», perché «Ratzinger mi ha assicurato che sistemerà tutto». A cosa si riferisce? Forse a questioni interne alla Curia di cui è a capo o alla Chiesa, o forse proprio all’indagine sull’attentato che lo ha coinvolto. Inoltre, riporta “Panorama”, Betori, al pari di altri religiosi, si sarebbe lamentato per questa inchiesta e del fatto che «gli inquirenti non demordono dall’idea di una sua reticenza riguardo alla rappresentazione dei fatti» accaduti la sera del 4 novembre.

 

Interpellata ieri sull’argomento, la Curia fiorentina non risponde. Ma all’orizzonte si prospetta adesso un processo show.
IL PM MIONE ha depositato proprio in questi giorni la richiesta di giudizio immediato. Una “mossa” per saltare l’udienza preliminare e andare direttamente al dibattimento. Il legale di Baschini, Cristiano Iuliano, aveva appena chiesto di riascoltare il testimone principe dell’accusa, il nordafricano Mohamed Toufik, colui cioè che avrebbe raccolto la “confessione” di Baschini riguardo all’agguato. La conversazione tra i due captata in questura sarebbe di una qualità pessima, secondo la difesa di Baschini. Inoltre, Toufik si sarebbe contraddetto quando, in un’intervista, aveva parlato di un mandante e di un compenso di circa 20mila euro per Baschini. Circostanze, queste, che non risultano dall’incidente probatorio con cui la procura ha “congelato” la testimonianza del suo uomo chiave. Insomma, sostiene il legale dell’unico indagato, Toufik è così affidabile?

 

Dagli atti depositati in tribunale emerge anche che poco dopo l’attentato, da una cabina vicina al palazzo arcivescovile, sarebbe partita una chiamata diretta al cellulare del rettore della Basilica di Santa Croce, Antonio Di Marcantonio. Ma il religioso, interpellato dal settimanale, dice di non essere mai stato interrogato e di non ricordare quella telefonata che, secondo Panorama «forse avrebbe potuto esser d’aiuto per l’inchiesta».
MA TRA LE UTENZE sotto controllo c’è anche quella di don Daniele Rialti, il prete accusato di molestie sessuali su minori avvenute nel periodo in cui era viceparroco alla chiesa di Ponzano, nell’empolese. Rialti parla con un giovane immigrato (maggiorenne) e riferisce che per la «seratina» che hanno trascorso ha un «regalino» da consegnarli. Le telefonate di Rialti sono finite però in un altro faldone. Ma questa seconda inchiesta potrebbe volgere all’archiviazione. I rapporti di Rialti ricostruiti dagli inquirenti sarebbero tutti con soggetti adulti, disagiati, ingolositi dalla possibilità di raggranellare qualche «regalino». Peccati, non reati.
stefano brogioni