di Antonio Fulvi


Livorno, 4 giugno 2012 - Il conto è alla rovescia; ma solo per la data delle sospirate vacanze. Per tutto il resto, a partire dalle tariffe dei traghetti, l’ abbiamo già scritto: il conto sale, qualche volta s’impenna. Per un fine settimana all’Elba, una famiglia con un’auto media deve mettere in conto a breve, con l’alta stagione che incombe, anche più di 200 euro. E pensare che con la stessa cifra e un po’ di navigazione su Internet uno riesce a volare fino a Sharm El Sheik e ritorno. L’Elba è, per i toscani e in genere l’Italia centrale, l’isola delle vacanze per antonomasia. I traghetti che la collegano appartengono all’ex società pubblica Toremar (oggi della Moby) e ai privati della stessa Moby, della BluNavy e prossimamente della Corsica & Sardinia Ferries del còrso Lota. Toremar a parte, le cui tariffe sono nettamente inferiori, tutti gli altri si giocano la concorrenza su spiccioli. E tutti aumentano il prezzo nei week-end, quando la richiesta è maggiore.

«E’ la legge del libero mercato — commenta il presidente dell’Autorità portuale di Piombino e Portoferraio Luciano Guerrieri — che nessuno può ignorare. E parametrarsi sulle tariffe Toremar è fuorviante, perché la compagnia riceve 12 milioni di sovvenzione pubblica proprio per svolgere un servizio sociale, dare cioè alle isole toscane la continuità territoriale che la legge impone. Le altre compagnie devono contare solo sui biglietti. Il che in tempi di crisi come questi è una bella sfida». Guerrieri, che è considerato uno dei più equilibrati e ragionevoli presidenti di Autorità portuali in Italia — è anche uno dei tre “saggi” della categoria— ritiene che le tariffe dei traghetti per l’Elba non siano esagerate.

«In rapporto ai costi che le compagnie hanno — dice Guerrieri — le tariffe sono corrette. Bisogna considerare che salvo i canonici due mesi di vacanze, luglio ed agosto, per il resto dell’anno il servizio costa e non rende. Non c’è solo il carburante che in due anni è più che raddoppiato: costano tutto l’anno gli equipaggi, la manutenzione, l’ottemperare alle normative di sicurezza nazionali e internazionali, i diritti portuali. E tutto è in aumento, mentre la clientela si riduce con la crisi».

E la proposta del direttore de La Nazione, Gabriele Canè, di venire incontro al turismo mantenendo anche nei week-end le tariffe feriali? «Proposta suggestiva — replica Guerrieri — ma che potrebbe rivelarsi controproducente. L’Elba ha bisogno di turismo non solo del week-end, quindi i prezzi più bassi dei giorni feriali dovrebbero incentivare chi vuol risparmiare a prendere la nave durante la settimana, dando così respiro anche agli alberghi, ai locali, al mercato isolano. Invece di accalcarsi nei due giorni festivi, un turismo ridistribuito farebbe meglio a tutti». C’è anche chi, a difesa delle compagnie, ricorda un dato significativo: da tre anni a questa parte la maggioranza di chi opera con le navi traghetto ha chiuso i bilanci in perdita. Si tratta quasi sempre di perdite consistenti, che in tempi di banche arroccate sono estremamente difficili da gestire. Quindi, per quanta fantasia si possa invocare, il prezzo del biglietto rimane sempre l’ultima risorsa.