KRAFEN DA SIENA Siena, 23 maggio 2012 - DALLE PAROLE ai fatti. Il Pd senese intraprende l’azione dura nei confronti dei ‘ribelli’ che lunedì pomeriggio hanno, ancora una volta (dopo il 27 aprile), votato contro il bilancio consuntivo 2011. Non sono ancora passate ventiquattro ore dal patatrac e il segretario dell’Unione comunale,Giulio Carli, prende carta e penna e invia una lettera ai ‘reprobi’ con l’istanza di divorzio. Già, perché il linguaggio ricorda proprio quello delle carte bollate tra coppie scoppiate. E in fondo tra gli ex Margherita e gli ex Ds senesi, siamo proprio arrivati al divorzio («rotto il rapporto di fiducia — chiosa Carli — non esistono più le condizioni per rimanere nell’esecutivo»). E per giunta con addebito. Perché il ‘tradimento’ si è consumato, sottolinea il segretario dell’Unione comunale del Pd, con «le ripetute iniziative assunte all’interno del consiglio comunale che hanno determinato il venire meno della maggioranza e conseguentemente le dimissioni del sindaco Franco Ceccuzzi». Nessuna ‘scappatella’, ma un vero e proprio venire meno dei doveri di coabitazione, quindi secondo l’accusa. «Si tratta — evidenzia Carli — di una scelta motivata a partire dalle ripetute assenze alle numerose occasioni di confronto all’interno degli organismi di partito, ma soprattutto per le numerose iniziative che hanno gravemente danneggiato l’immagine del Pd e di tutti i democratici senesi. Il rapporto di lealtà nei confronti del mandato elettorale e del partito che si rappresenta è un elemento imprenscindibile ed essenziale per svolgere il ruolo di guida e presidio democratico del territorio che ha sempre contraddistinto l’operato del Pd in città». Così, ieri mattina, Carli ha letteralmente messo alla porta i tre ‘ribelli’ che facevano parte dell’esecutivo comunale: Giovanni Bazzini, Anna Gioia e Gianluca Ranieri. Tutti e tre ex Margherita e vicini ai fratelli Alberto (marito della Gioia) e Alfredo Monaci. Insomma la «pulizia», invocata in maniera netta dal sindaco Ceccuzzi nel suo intervento di lunedì, è già cominciata. Ancor prima che le carte arrivino davanti al collegio dei garanti del partito. Proprio come tra coppie scoppiate, i ‘reprobi’ hanno trovato le valigie fuori dalla porta. Senza tanti complimenti.
 

 

DEL RESTO un grande amore non c’è mai stato. Anche all’interno della stessa ex Margherita. Come lasciano intendere la presidente dell’Assemblea nazionale del Pd, Rosy Bindi (originaria di Sinalunga, in provincia di Siena e da sempre non in ottimi rapporto con Alberto Monaci) e il vicesegretario nazionale del Pd, il pisano, Enrico Letta. Entrambi intervenuti, ieri, per esprimere solidarietà al sindaco Ceccuzzi. «La difficile, rispettabile e forse inevitabile decisione del sindaco Ceccuzzi, al quale va il mio sostegno — riconosce la Bindi — certifica la fine degli equilibri su cui si è costruito il Pd a Siena. Un Pd fondato sulla continuità delle vecchie classi dirigenti degli ex partiti anziché sul progetto culturale e politico di un partito nuovo». Un affondo che certifica come un matrimonio, in realtà, non ci sia mai stato. «Le due bocciature del bilancio del Comune, munito peraltro dei richiesti pareri tecnici favorevoli — aggiunge Rosy Bindi — sono la risposta inaccettabile di chi vuole resistere al cambiamento, avviato con le positive novità introdotte al Monte dei Paschi. Chi, come me, si augura una nuova stagione per il Pd senese e per la città auspica che la crisi attuale sia colta come occasione per un reale rinnovamento del partito e del rapporto tra partito e istituzioni locali. Non basterà sanzionare i comportamenti scorretti sarà necessario un ripensamento del ruolo e della rappresentanza del Pd a Siena e in Toscana». Mentre Enrico Letta esprime il suo pensiero su twitter: «A Siena si usano motivi politici per fatti personali. Sostegno al sindaco, basta con i giochini. Impegno a dare un futuro a Mps depoliticizzato». Centoquaranta caratteri che danno la misura di rapporti da ‘ex coniugi’ in piena lite. Non solo tra ex ds, ma anche tra ex Margherita.

Tommaso Strambi