Firenze, 17 marzo 2012 - Roberto Benigni al Quirinale per la cerimonia su 'Bilancio e significato delle celebrazioni per il 150° anniversario dell'Unita' d'Italia'. Risate e qualche lacrima per lo show del toscano, maestro di comicità. "Che bello il Quirinale, sarei venuto anche a cavallo, ma non me l'hanno permesso, non c'era nemmeno lo spazio", dice aprendo il suo intervento. Il comico ha salutato il capo dello Stato e mettendosi ironicamente "a disposizione: se vuole posso fare il corazziere, se ha bisogno di me per un settennato tecnico...". Quindi un riferimento alla 'paccata di miliardi' di cui ha parlato il ministro Elsa Fornero: "Ho qui una paccata di fogli, ma se non li volete non ve li leggero' tutti...".
 

 

Benigni ha poi letto brani dei padri del risorgimento fino alla Costituzione italiana. Di Garibaldi dice che "Imagine, di John Lennon, l'ha anticipata lui", di Cavour che e' il "piu' grande statista del suo secolo" e conclude: "Si passa dai grandi tessitori ai grandi tassatori". Un capitolo il comico lo dedica alle leggi razziali una "pagina cosi' nera da essere ridicola" e legge una poesia di Trilussa che narra di un gatto in odore di ebraismo. Infine Benigni si commuove leggendo le lettere dei condannati a morte della Resistenza, in particolare quella di un giovanissimo che scrive alla madre. E chiude: "C'e' voluta questa morte perche' si potesse arrivare a scrivere queste parole", quelle della Costituzione italiana.

 

Poi conclude con un "Viva l'Italia". Napolitano apprezza l'intervento del comico, quando prende la parola lo ringrazia: "Grazie a Benigni, anche se e' difficile parlare grigiamente dopo di te".

 

Alla cerimonia era presente anche il sindaco di Firenze Matteo Renzi.