Prato, 6 dicembre 2011 - Mezzoggiorno era suonato quando l’altoparlante si accende e si sente dire «Attenzione». Silenzio. «Attenzione: le ragazze del Rodari...» e poi il seguito di una frase con apprezzamenti coloriti sulle studentesse del liceo socio psico pedagogico a grande prevalenza, appunto, femminile.


Immediate le risatine non trattenute e il brusio nelle ragazzine nelle classi, con disappunto – nemmeno a dirlo - dei prof dietro le cattedre. Un gran trambusto, nel frattempo, al piano terreno, dove preside e bidelli si precipitano a vedere chi, attraverso l’altoparlante all’interno della torre che il liceo socio psicopedagogico condivide con l’istituto professionale Marconi, abbia dato via libera alla lingua. E proprio due giovani del Marconi (scuola quasi esclusivamente maschile) sono stati gli involontari protagonisti di una bravata che ha fatto più rumore di quanto non fosse nelle intenzioni dei due. Che, pare, a quanto riporta il personale del Rodari, «hanno raccontato di non essere affatto a conoscenza che il microfono dell’altoparlante fosse attivo, e che dunque tutto ciò che avevano detto fosse stato prontamente diffuso in tutta la scuola».

 

Ma tant’è: e il preside del Rodari, Mario di Carlo, ci ha messo un secondo – udendo nel suo ufficio la frase incriminata – a chiamare il 113 e precipitarsi lui stesso dentro la torre a bloccare i due che, ancora, erano del tutto ignari di quanto avessero combinato. Ignari, appunto: perché i due ragazzi – entrambi membri della consulta studentesca – si trovavano all’interno della torretta (a cui in genere l’ingresso è vietato con tanto di evidenti cartelli) su precisa indicazione dei loro prof. Avevano infatti il preciso compito di controllare lo stato di funzionamento dell’attrezzatura di amplificazione musicale di proprietà della scuola stessa. Avendo trovato lì un microfono, i due si sono “provati” nell’ars retorica e dato voce a quello che – se avessero solo immaginato fosse udito da tutti, capillarmente, in ogni aula e laboratorio del Rodari – avrebbero certo tenuto per sé. Invece hanno dovuto anche essere identificati dalla polizia, nel frattempo intervenuta a scuola; e probabilmente la loro stessa scuola, come ha specificato il preside Emilio Sisi, prenderà provvedimenti disciplinari verso di loro.