Grosseto, 7 agosto 2011 - «MADONNA che silenzio c’è quest’anno», sorride Pinuccia V., habituè del luogo, quasi sbalodita che nella settimana che anticipa il ferragosto si trovi parcheggio sul lungomare di Porto Santo Stefano e al supermercato non si faccia la fila . «Sono vent’anni che vengo qui ma mai mi era capitato prima», dice, sorridendo involontariamente su quella che per altri è un’autentica disfatta. La disfatta dell’estate fredda del turismo.
L’ARGENTARIO negli anni ’70 era un faro di mondanità, contendendosi con Portofino e Capri la leadership del settore. Lo chiamavano Il Promontorio dei re e non sbagliavano visto che le sue acque cristallo richiamavano Juan Carlos dalla Spagna e Costantino dalla Grecia. La regina Giuliana d’Olanda se ne innamorò al punto che comprò una villa allo Sbarcatello e quando lo scià di Persia attraccava a cala Piccola era uno spettacolo veder prendere terra la piccola corte. Ospiti reali in mezzo a vip borghesi che avevano scelto il luogo come buen ritiro estivo. A Villa Feltrinelli avevano fatto i bagni di mare Luigi Barzini e Dino Buzzati, mentre la famiglia Agnelli si era così legata al posto che Susanna negli anni ’80 si era fatta eleggere sindaco, chiamando in giunta tipi come Guido Carli. Un po’ come se oggi l’assessore al bilancio lo facesse Carlo Azeglio Ciampi e l’economato fosse gestito da Tremonti. Sembra un’esagerazione da reality show, eppure l’Argentario ciò è stato nella sua belle epoque. Anche per questo il suo declino ha una rappresentazione plastica nella malinconica diaspora vip che si è consumata.
LA PRIMA ad andarsene è stata la regina Beatrice d’Olanda, che qualche anno fa ha venduto la villa lasciatale dalla mamma. Di fatto se ne sono andati anche gli Agnelli: la casa che fu di Susanna oggi appartiene a Lupo Rattazzi ma le sue visite son rarefatte. Il destino di Villa Feltrinelli intristisce ancora di più. Le sue 42 stanze di storia vista mare, acquistate nel frattempo da Stefano Ricucci oggi sono all’asta dopo il fallimento della Magiste. I liquidatori hanno abbassato la richiesta da 21 a 19 milioni di euro ma anche l’ultima seduta è andata deserta. Nessuno vuole comprare quella villa che nel 2005 ospitò il matrimonio super-cafonal fra il furbetto del quartierino e la spumeggiante Anna Falchi. Perfino Raffaella Carrà, storica habitué del promontorio, da tempo non si fa vedere, lasciando il laconico Japino a presidiare l’avamposto. Un segno metafisico del declino, anche questo, e che diamine.
L’ARGENTARIO OGGI è luogo di silenzi antibilionairisti, preservato come per miracolo dal cemento di fine Novecento. Un luogo dove a resistere sono alcune categorie protette. Come quella dei grand commis sconosciuti ai più o di chi è finito fuori dal cerchio dei riflettori mediatici. Non è dunque un caso se la villa più bella della zona, un vecchio semaforo di segnalazione ristrutturato, appartiene a Cesare Previti e se Francesco Rutelli ha da poco affittato casa qui.
All’appello di quest’anno non mancano nemmeno i nuovi super ricchi (soprattutto dell’Est) che per dormire al Pellicano pagano 880 euro a notte per una camera doppia (o 1.900 euro per la suite). Tutto pieno e domani, proprio qui, The Edge degli U2 festeggerà il suo compleanno milionario.
Auguri e buon conto.
NO: QUELLA CHE manca all’appello è la borghesia media che fino a qualche anno fa affittava la casa da giugno a settembre (con un posto barca a disposizione nei pontili della zona) e che oggi non può più permettersi di spendere cifre lievitate fuori misura. Quella borghesia che manca anche alla Versilia e contro la quale sta picchiando duro la crisi economica. Fa un po’ malinconia vedere oggi le vetrine della agenzie piene di foto di ville da affittare per l’agosto. Così come stringe il cuore notare il piccolo molo davanti alla piazza di Porto Santo Stefano quasi mondo di barche ormeggiate. Il manifesto più nitido dell’estate fredda. Quella che, secondo le prime stime, s’è portata via 17.000 turisti.
Certo per invogliarli a resistere non è che si sia fatto granché. In ciò l’Argentario sembra quasi un paradigma di quell’indole toscana, per cui il turista è più un fastidio che una risorsa. Solo così si può spiegare come sia possibile che luoghi senza spazio come Porto Santo Stefano o Porto Ercole non abbiano ancora un parcheggio sotterraneo.
E SOLO RICHIAMANDO quell’indole sciagurata si possono (forse) spiegare alcune scelte formidabili fatte dagli amministratori in questo periodo. Come quella di togliere le biglietterie marittime dal piazzale del porto per nasconderle in una viuzza chiusa al traffico senza nemmeno un’indicazione, con i turisti costretti a improponibili cacce al tesoro per imbarcarsi per il Giglio o Giannutri. O come quella di aver voluto, alla vigilia dell’estate, mettere al bando i pontili, con i vecchi assegnatari che hanno aperto un contenzioso. Risultato: a oggi non c’è certezza di ormeggio nei porti. Un non-sense di scelte che trova il suo compendio in quelle transenne che sbarrano il lungomare di Porto Ercole per lavori che potevano essere fatti in ogni stagione tranne che in agosto. Il compendio, appunto, di un’indole che pensa che il turista, richiamato dalla bellezza prepotente del luogo, arrivi a prescindere da tutto. Prezzi, servizi e inefficienza compresa. Ahi Toscana, per chi suona la campana, si potrebbe dire se qualcuno del settore, amministratori ma anche albergatori, ristoratori, commercianti e chi per loro, avessero voglia di chiederselo. Il guaio è che non sembrano nemmeno sentire i rintocchi.
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