Martedì 23 Aprile 2024

Camera e Senato tagliano gli stipendi ai dipendenti. Loro protestano, Boldrini li stoppa: "Guardate il mondo reale"

L'appello dei Cinque stelle: "Ok, ma i politici dovrebbero dare l`esempio ai cittadini cominciando da se stessi". La Camera recede anche dal contratto di affitto per i Palazzi Marini, che ospitano gli uffici dei deputati.

Laura Boldrini, presidente della Camera (Foto Afp)

Laura Boldrini, presidente della Camera (Foto Afp)

Roma, 24 luglio 2014 - Via libera dell'Ufficio di presidenza di Camera e Senato al taglio degli stipendi dei dipendenti. Con una coda di contestazioni da parte degli stessi dipendenti, prontamente rintuzzate dalla presidente della Camera.

BOLDRINI E LE CONTESTAZIONI -  Il tetto degli stipendi dei dipendenti del Parlamento "in linea con il principio dei tetti massimi che vale per tutte le Amministrazioni pubbliche" rappresenta "un fatto importante e positivo", afferma la presidente della Camera, Laura Boldrini. "Spiace e rattrista - sottolinea - che non lo abbiano capito quei dipendenti della Camera che stamattina hanno inteso contestare nei corridoi le decisioni che venivano prese dall'Ufficio di Presidenza".  Esprimendo "apprezzamento per l'alta professionalità e senso delle istituzioni" dei dipendenti della Camera, Boldrini osserva come, "in contemporanea con la loro iniziativa, ben altra protesta veniva dalla piazza di Montecitorio, dove anche stamattina si sono radunati i lavoratori che lamentano il mancato finanziamento della cassa integrazione in deroga. E' quello il Paese reale, che non ha più reti di protezione sociale, e anche chi lavora dentro Montecitorio è chiamato a rendersene conto"

I TETTI DA DEFINIRE - Dunque i "tetti" alle retribuzioni ci saranno ma sono tutti ancora da definire. O meglio, sono tutti da definire tranne uno: perché la decisione assunta dalle due amministrazioni in maniera congiunta è stata quella di recepire i principi del decreto overnativo e quindi di stabilire che i consiglieri non possano andare oltre i 240mila euro.  Con una differenza: per loro dal tetto sono esclusi gli oneri previdenziali pari all'8,8%. "Anche il Parlamento - si legge nel documento approvato con l'astensione della Lega e il voto contrario di Fdi - è chiamato a fare la sua parte, proseguendo con decisione sul terreno del contenimento dei propri costi di funzionamento". Il tetto non varrà però solo per i consiglieri, ossia per i ruoli più remunerati, ma per tutti. "L'articolazione stessa dei livelli stipendiali, e l'esigenza di salvaguardare i rapporti retributivi attualmente esistenti fra le diverse categorie professionali - si legge ancora - rendono necessaria la fissazione di un tetto alle retribuzione non solo per i consiglieri ma anche per le rimenenti categorie professionali, individuato proporzionalmente, in modo da mantenere inalterati i rapporti retributivi oggi esistenti".

IL NODO INDENNITA' - Per coloro che già si trovano a recepire una retribuzione superiore al tetto dei 240mila euro, è previsto che la riduzione avvenga nell'arco di 4 anni tra il 2014 e il 2017. Altra questione rimasta in sospeso, oltre a quella della definizione dei "sottotetti", è poi quella delle indennità. In passato queste avevano già subito un ridimensionamento ma, vista la decisione assunta oggi, si è deciso di "lasciare alla fase di trattativa con i sindacati la riconsiderazione della materia" in modo, per esempio, da 'compensare' chi ha maggiori responsabilità. 

CONTRATTAZIONE - Da oggi parte infatti la contrattazione sindacale. Intanto, però, la decisione è stata accolta con degli applausi ironici dai dipendenti di Montecitorio che attendenvano l'esito dell'incontro nel corridoio antistante. In concomitanza con l'Ufficio di presidenza, nell'Auletta dei gruppi parlamentari è stata anche convocata un'assemblea sindacale.  Marina Sereni, vice presidente della Camera, che ha la delega sul personale, difende però la decisione: "Se fuori di qui - spiega - c'è un processo di rivisitazione degli stipendi più alti, sarebbe singolare che il legislatore, che ha votato la conversione di quel decreto, non si ponesse il problema. Certo, fa più piacere prendere applausi che l'ironia ma bisogna assumersi delle responsabilità".

M5S: SI COMINCI DAI POLITICI - "Siamo d`accordo a porre dei tetti agli stipendi dei dipendenti della Camera, l'abbiamo proposto anche noi, ma i politici dovrebbero dare l`esempio ai cittadini cominciando da se stessi", dicono i deputati M5S in ufficio di Presidenza a Montecitorio Luigi Di Maio, Riccardo Fraccaro e Claudia Mannino. "Oggi è stato dato parere favorevole al contenimento delle spese per il personale ma di fronte alle nostre proposte di rivedere gli stipendi dei parlamentari - portandoli a 5mila euro lordi con la rinuncia ai vari plafond e indennità e la rendicontazione pubblica delle spese - tutti i partiti, compatti, ci hanno detto `no`".  "Ancora una volta - concludono - ci troviamo di fronte a un atteggiamento da `casta`, quando i politici decidono di mettere tetti agli stipendi dei dipendenti ma le loro tasche non le vogliono toccate. A dispetto della crisi economica che attanaglia il Paese".

STOP AGLI AFFITTI - L'ufficio di presidenza della Camera ha anche deciso all'unanimità di recedere dal contratto di affitto per i Palazzi Marini, gli edifici di proprietà dell'imprenditore Sergio Scarpellini che ospitano gli uffici dei deputati. Per il primo febbraio 2015, riferiscono fonti di Montecitorio, la Camera potrà lasciare i palazzi.