Sui gay la Chiesa saprà dire la sua

Il direttore della "Nazione" risponde ai lettori

Pier Francesco De Robertis, direttore della "Nazione"

Pier Francesco De Robertis, direttore della "Nazione"

EGREGIO DIRETTORE, il titolo della Nazione ‘Diritti gay, la Chiesa apre’, mi lascia perplesso. La Chiesa non potrà essere mai per i matrimoni e le adozioni fra omosessuali. Non si spaccino per posizioni della Chiesa, confondendo i cattolici, tutto il chiacchiericcio e il pettegolezzo che gira intorno alla Chiesa.  Carlo Rugani, Pisa

CARO RUGANIcredo che al di là delle parole di un titolo, sempre soggetto alla schiavitù della sintesi, la Chiesa si stia rendendo conto che un atteggiamento di chiusura su temi che la società ha invece digerito sia controproducente. Uno di questo temi è quello che genericamente si identifica sotto la dicitura «diritti del gay». Che poi vedremo quali sono questi diritti, e quanto siano diritti. E qui non tutti la pensano allo stesso modo, e certamente la Chiesa dirà la sua. Per esempio il diritto all’adozione, che lei cita, secondo me non è per niente un diritto ma una pretesa, perché prima del diritto di un omosessuale ad avere un figlio c’è quello di un bambino di crescere con un babbo e una mamma, e nessuno me ne voglia se dico un «babbo e una mamma normali». Altro per il diritto alla reversibilità della pensione del «coniuge» omosessuale, o all’eredità. Il dibattito è aperto.