Crisi, il Sud è cresciuto metà della Grecia. Speranza e Cuperlo contro Renzi: "Promesse disattese"

Drammatico il bilancio del rapporto Svimez: Sud alla deriva, negli ultimi anni è cresciuto la metà della Grecia. E la minoranza dem attacca il premier in una durissima interpellanza

Roberto Speranza con Gianni Cuperlo (Ansa)

Roberto Speranza con Gianni Cuperlo (Ansa)

Roma, 30 luglio 2015 - Attacco della minoranza dem al premier in occasione della presentazione del rapporto Svimez sul Mezzogiorno, che traccia una situazione a tinte foschissime: negli ultimi tre anni il Sul Italia è cesciuto metà della Grecia, un abitante su tre è a rischio povertà e l'area s'avvicina a un sottosviluppo permenente. E subito parte la critica, in un'interpellanza che ha come primi firmatari Roberto Speranza e Gianni Cuperlo, che giudicano 'marginale' l'attenzione del governo per il Sud, con la spesa dei fondi europei "ancora al palo" e le promesse che "sono disattese".

IL RAPPORTO SVIMEZ - Il Sud rischia di piombare in uno stato di sottosviluppo permanente. Dal 2000 al 2013 è cresciuto praticamente la metà della Grecia. Uno su tre, nel Mezzogiorno, è a rischio povertà. Sono conclusioni drammatiche quelle tracciate dal Rapporto Svimez sull'economia del Mezzogiorno.

"ll Sud è ormai a forte rischio di desertificazione industriale - si legge -, con la conseguenza che l'assenza di risorse umane, imprenditoriali e finanziarie potrebbe impedire all'area meridionale di agganciare la possibile ripresa e trasformare la crisi ciclica in un sottosviluppo permanente".

E ancora: "Dal 2000 al 2013 il Sud è cresciuto del 13% la metà della Grecia che ha segnato +24%: oltre 40 punti percentuali in meno della media delle regioni Convergenza dell'Europa a 28 (+53,6%)". Nel periodo, l'Italia nel suo complesso è stato il Paese con meno crescita dell'area euro a 18 con il +20,6% a fronte di una media del 37,3%.

PAESE DIVISO - "Un Paese diviso e diseguale, dove il Sud è la deriva e scivola sempre più nell'arretramento: nel 2014 per il settimo anno consecutivo il Pil del Mezzogiorno è ancora negativo (-1,3%) e il Pil pro capite tra Centro-Nord e Sud nel 2014 ha toccato il punto più basso degli ultimi 15 anni, con il 53,7%", si legge ancora nel Rapporto Svimez.

CROLLO NASCITE - "Nel 2014 al Sud si sono registrate solo 174 mila nascite, livello al minimo storico registrato oltre 150 anni fa, durante l'Unità d'Italia". Le previsioni sono poco rassicuranti: "Il Sud sarà interessato nei prossimi anni da uno stravolgimento demografico, uno tsunami dalle conseguenze imprevedibili".

OCCUPATI COME NEL 1977 - "Il numero degli occupati nel Mezzogiorno, ancora in calo nel 2014, arriva a 5,8 milioni, il livello più basso almeno dal 1977, anno di inizio delle serie storiche Istat".

RISCHIO POVERTA' - Tutto questo si riflette nel rischio  povertà che coinvolge una persona su tre al  Sud e solo una su dieci al Nord. La regione italiana con il più alto rischio di  povertà è la Sicilia (41,8%), seguita dalla Campania (37,7%) ma in generale al Sud è aumentata rispetto al 2011 del 2,2% contro il +1,1% del Centro-Nord. 

MINORANZA DEM ATTACCA - "L'attenzione del governo allo sviluppo economico del Mezzogiorno è di fatto marginale, la spesa dei fondi europei, che doveva subire un'accelerazione, è ancora al palo": è l'atto di accusa al premier Renzi di un'interpellanza dem che ha come primi firmatari Roberto Speranza e Gianni Cuperlo. Dopo aver ricordato "le promesse del governo ancora disattese", i dati relativi ai ritardi nell'utilizzo dei fondi, i parlamentari 'ribelli' sottopongono a Matteo Renzi, Pier Carlo Padoan e Graziano Del Rio tre precise domande:

1 - "Se non ritengano che l'azione del governo sia stata obiettivamente contrastante con gli indirizzi programmatici - ripetutamente espressi dallo stesso presidente del Consiglio - volti a accelerare il più possibile la spesa dei fondi, migliorandone al contempo la qualità, e quindi l'impatto positivo sulla grave situazione economica e sociale del Mezzogiorno, sulla quale concordano i principali istituti di ricerca".

2 - "Se non ritengano pertanto necessario rivedere la scelta di non avvalersi di un Ministro per la Coesione Territoriale pienamente impegnato nel compito di coordinare più efficacemente l'impiego delle risorse europee e nazionali, rafforzando il suo ruolo con la possibilità di usufruire della piena operatività dell'Agenzia per la Coesione Territoriale ed, eventualmente, con l'introduzione di modifiche nei meccanismi istituzionali di governo delle politiche di coesione che rendano possibile un miglior coordinamento e una più efficace strategia nazionale".

3 - "Se non ritengano altresì necessaria una maggiore attenzione complessiva al problema dello sviluppo economico e sociale del Mezzogiorno - attualmente marginale nell'azione del Governo - come componente centrale e ineludibile della strategia per la ripresa complessiva del Paese e, a tal fine, quali iniziative intendano intraprendere in questa direzione".

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