Strangola la fidanzata e poi scompare per 5 ore. La donna lo aveva già denunciato per lesioni

L'uomo ha telefonato ad un amico raccontando cosa era successo e chiedendo aiuto. E' stato rintracciato poco distante dall'appartamento di via Commenda e avrebbe confessato. Il padre della vittima: "Aveva già tentato di strangolarla, l'ho salvata io" FOTO - Omicidio Trimboli, il luogo del delitto e dell'arresto di Maggioncalda FOTO - Polizia sul luogo dell'omicidio

Via Commenda 28, dove è stata uccisa Sonia Trimboli (nel riquadro)

Via Commenda 28, dove è stata uccisa Sonia Trimboli (nel riquadro)

Milano, 20 ottobre 2014 - Un altro omicidio, con tutta probabilità per movente passionale. Un altro caso di uomini che uccidono per "amore". Un uomo di 42 anni, Gianluca Gerardo Maggioncalda, ha tolto la vita alla sua fidanzata, Sonia Trimboli, sua coetanea, strangolandola con l'elastico da portapacchi che usava per tenere legati insieme i due letti in camera. E' successo domenica intorno alle 16, in pieno centro a Milano, in via della Commenda 28, all'angolo con via Orti, nel centrale quartiere di Porta Romana. Il fidanzato è stato fermato ieri sera con l'accusa di omicidio e avrebbe già confessato, davanti agli uomini della Squadra Mobile e al pm Giancarla Serafini che coordina le indagini, di aver "provato a uccidere" la compagna.

Il quarantaduenneche lavora nell'orologeria di famiglia e abita in una mansarda sopra all'appartamento dei genitori, dove è avvenuto il delitto, avrebbe infatti sostenuto che la donna non fosse ancora morta quando si è allontanato dalla casa in centro città. Subito dopo l'omicidio quindi, l'uomo è sceso nell'abitazione dei genitori, invitandoli a salire per controllare come si sentisse la donna, e poi si è allontanato. Il padre allora sarebbe salito in mansarda, trovando però la donna già priva di vita, riversa supina sul letto. Il figlio, nel frattempo, è sparitoSubito dopo sarebbe partita la chiamata dei genitori al 42enne, nella quale lo pregavano di tornare subito a casa, senza risultato. Da qui quindi la successiva chiamata del padre 64enne al marito dell'altra figlia, chiedendogli di raggiungerlo. Il 48enne si sarebbe subito offerto di provare a richiamare il cognato, con cui ha un buon rapporto. Anche a lui però Maggioncalda avrebbe detto di non avere alcuna intenzione di tornare a casa, anche se dalla conversazione è trapelato almeno che il presunto assassino si trovava nei pressi di piazza Sant'Ambrogio, raggiunta pare con una bicicletta.

A questo punto gli agenti giunti in via della Commenda hanno inviato sul posto una volante. I poliziotti hanno lo hanno trovato cinque minuti dopo, seduto accanto alla sua bicicletta. Lo hanno chiamato per nome e l'uomo si è voltato. La prima cosa che ha chiesto è come stesse la fidanzata. Poi ha detto di averla strangolata. Inevitabilmente, l'uomo è stato portato in questura dove la confessione è proseguita davanti al pubblico ministero Giancarla Serafini fino alle 3 di notte. Resta ancora da chiarire cosa Maggioncalda abbia fatto nelle 5 ore successive all'omicidio, prima che l'uomo chiamasse, inotrno alle 22, un amico residente a Garlasco cui avrebbe confessato tre semplici parole, che hanno però gelato il sangue di chi lo ascoltava: "Ho ucciso Sonia". Proprio da questa chiamata è partita l'indagine: l'amico ha infatti chiamato subito i carabinieri di Garlasco, che a loro volta hanno avvisato la questura di Milano. 

Stando alle prime informazioni raccolte, sembra che le liti nell'appartamento fossero frequenti, tanto che alcuni vicini di casa hanno raccontato di aver visto la donna che scappava due mesi fa dopo un'aggressione e di averla aiutata. Maggioncalda infatti aveva precedenti per lesioni e minaccia a seguito della prima e unica denuncia che Sonia Trimboli aveva sporto contro di lui alla polizia. La denuncia risale al 28 agosto. A quanto si apprende la coppia si frequentava dai primi giorni dello stesso mese. Il padre della vittima, Michelangelo Trimboli, ha raccontato che l'uomo "aveva già tentato di strangolare Sonia lo scorso agosto. L'ho salvata io".  "Lui aveva gia' tentato di strangolarla ad agosto, l'aveva picchiata fino a romperle un timpano, lei era una donna fragile", ha raccontato piangendo. Il padre di Sonia è stato sentito oggi pomeriggio dal pm Giancarla Serafini, titolare delle indagini. Era accompagnato dal legale di famiglia, l'avvocato Tilena La Macchia. 

La 42enne se l'era già vista brutta nel 2006 in viale Bligny 42, in un condominio fatiscente ribattezzato 'fortino dello spaccio', quando un marocchino aveva ucciso un connazionale e aveva ferito la donna. Era stata Sonia, il 28 maggio 2006, a chiamare il 113 per avvisare che era scoppiata una furibonda lite fra due stranieri. E quando gli agenti erano arrivati, l'avevano trovata sul ballatoio del primo piano con tre coltellate sul corpo, due alla schiena e una sul mento. 

 

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