DOMANDA: che abbiano scambiato Firenze per un sacco da boxe, di quelli che usano i pugili per allenarsi? Via, il sospetto c’è. Devono arrivare soldi per Uffizi e Maggio? Per far dispetto a Renzi, è tutto congelato. Devono dare un rigore a Pepito Rossi, e per non far dispetto a qualcuno, poco manca che non lo espellono.

E PER NON venir meno alla «mission», espellono Pizarro, che non avendo fatto un corso di bon ton, ha chiesto conto all’arbitro più o meno con gli stessi modi con cui gli arbitri chiedono conto ai giocatori. Beato Poli che l’altra sera a Torino, quando oramai erano già spente le luci dello Stadio, e il guardiano si era appisolato, non ha dovuto chiedere niente perché a lui, al Milan, il rigore gliel’hanno dato d’ufficio. Allora, la domanda è lecita. Che ce l’abbiano con noi? Risposta. E’ possibile. Probabile. Il bello dà fastidio. Il bravo fa invidia e paura. E da queste parti il bello c’è da sempre, e i bravi ultimamente giocano pure a pallone. Ma per carità, non diamogli soddisfazione. Non facciamo del vittimismo. Anche dicendo le solite banalità ipocrite. «Siamo certi che i soldi per gli Uffizi arriveranno». «Quello dell’arbitro De Marco è stato solo un errore tecnico».

BALLE, ovviamente. Non ci crediamo neanche se ce lo giurano sui figlioli. Ma facciamo finta. Facciamo come Renzi: una battuta e via. O come Montella, uno strano lord inglese nato a Napoli e cresciuto a Empoli.
Facciamo vedere al mondo che non siamo fessi, ma che voliamo più alti. Sempre che la smettano con la contraerea. Perché, se continuano, beh, siamo anche capaci di scendere a terra, di rimboccarci le maniche, e di metterci i guantoni. Perché qui il sacco da boxe siamo abituati a usarlo e non a farlo. E se lassù qualcuno insiste a non amarci, nessun problema: veniamo giù e ne discutiamo.