Quando la classica brilla nel buio

Il quartetto Ebène ha esplorato un repertorio dedicato alla notte

Il quartetto Ebène (foto Julien Mignot)

Il quartetto Ebène (foto Julien Mignot)

Firenze, 27 novembe 2017 - Nel primo tempo il Saloncino del Teatro La Pergola era illuminato solo dalle luci per gli spartiti. Le musiche d'altra parte evocavano la notte e i suoni che nella stessa sono originati e ai quali rispetto al giorno si presta maggiore attenzione. D'altra parte sul palco c'erano i francesi del Quartetto Ebène, una di quelle formazioni classiche che esplorano altri territori, così come altri analoghi ensembles di Oltreoceano. La loro proposta di repertorio, nella quale hanno coinvolto il violista Antoine Tamestit e il violoncellista Antoine Lederlin, si è concentrata su Salvatore SciarrinoHenri Dutilleux  e Arnold Schönberg oltre che su classici del pop e jazz novecentesco inclusi in una fantasia da loro stessi sviluppata. Il concerto presentato agli Amici della Musica (dal titolo Round Midnight, uno dei brani del medley) ha proposto inoltre un brano dietro l'altro, senza il consueto stacco per la pausa breve e gli applausi.

Veniamo alla parte al buio, iniziata con Ai limiti della notte di Sciarrino per la viola sola di Tamestit e proseguito con le Trois strophes sur le nom de Sacher per il violoncello solo di Lederlin composto da Dutilleux (1916-2013) di cui poi il quartetto ha eseguito Ainsi la Nuit. Il suono originario, essenziale degli strumenti solisti, lancia un ponte verso le idee sviluppate dal quartetto, in una pagina molto ricca dal punto di vista contenutistico e qualitativo e altrettanto complessa da assimilare.  Poi la luce si accende nella seconda parte per il poema nottuno Night Bridge, ovvero la raccolta dei classici, e soprattutto per il capolavoro di Schönberg Verklärte Nacht (Notte trasfigurata). Il primo è fatalmente divenuto un ponte (bridge appunto) per il secondo: in brani come Moon River e Night and Day dove non sono mancati momenti d'atmosfera (il violino che imitava il suono della puntina sul grammofono) e di improvvisazione.

Ma subito dopo è arrivata la pagina di Schönberg scritta nel 1899 quando l'autore aveva 25 anni. Un brano che è sempre più raro ascoltare in concerto e che mostra quella capacità di scrittura e di idee che il compositore svilupperà per altre strade. Qui ci sono echi tardo romantici e wagneriani, ma  soprattutto un fluire di melodie che conquistano ancora all'ascolto. I sei archi si muovono con autorevolezza e rispetto per una pagina ancora attuale.