Perugia, 3 settembre 2011 - QUATTRO FILM per la conquista del Lido. L'attore perugino Filippo Timi sbarca alla Mostra del Cinema con un magnifico poker che conferma il suo talento versatile e dalle mille sfaccettature, la sua intensità, il suo coraggio di sperimentare e mettersi alla prova sempre e comunque, di indagare abissi, emozioni e tormenti esistenziali. Tratti distintivi che l’hanno consacrato come l’attore più vibrante e acclamato del cinema italiano, ma senza mai dimenticare l’amato teatro e la letteratura. La marcia trionfale è iniziata ieri con la presentazione a Venezia, nelle Giornate degli Autori, della prima pellicola che lo vede protagonista: “Ruggine”, un noir forte e avvolgente di Daniele Gaglianone, che oggi esce nelle sale di tutta Italia.

 

Una tragica storia di pedofilia, vendetta e traumi mai rimossi che si muove su due piani temporali, l’estate rovente di un gruppo di bambini in un quartiere popolare negli anni Settanta e, trent’anni dopo, la vita affollata di incubi e ricordi di tre adulti che non possono dimenticare. Nel cast, di altissimo livello, ci sono anche Stefano Accorsi, Valerio Mastandrea e Valeria Solarino ma è il ruolo di Filippo quello da far tremare i polsi visto che è lui a prestare volto, anima e sguardi disturbanti al pedofilo della storia, all’orco che si nasconde dietro il rispettabile ed elegante dottore di periferia. Un nuovo ruolo estremo, una nuova scommessa per il lanciatissimo attore perugino, entusiasta come sempre nel raccontare e raccontarsi, anticipando anche gli altri film che nei prossimi giorni presenterà alla Mostra di Venezia.

 


Come si affronta un personaggio del genere?
«Innanzitutto con una fiducia assoluta nel regista e nella sua visione creativa, perché è innegabile che per un attore c’è il rischio dell’associazione, dell’identificazione. Io poi vengo dal teatro dove sono stato Satana, ho una grande fascinazione verso i personaggi neri, oscuri, soprattutto quando sono completamente diversi da me».


E cosa significa per un attore?
«La possibilità unica di esprimere corde che non mi appartengono e diventare ancora più sensibile verso certi temi. Un ruolo così non mi lascia nulla di negativo, sono soddisfatto e appagato creativamente».


E come l’ha costruito?
«Insieme al regista, perché nella vita sono un cavallo matto ma sul set ho un rispetto assoluto per la gerarchia, per fortuna ho lavorato quasi sempre con registi intelligenti. Con Gaglianone avevamo le stesse idee e intuizioni, un’identica visione che rispecchia il punto di vista dei bambini».


Com’è lavorare con loro?
«Bellissimo, istruttivo e interessante, perché credono che tutto sia vero, anche il gioco diventa reale. E io riesco a mettermi allo stesso livello di idiozia e ludicità, sarò banale ma un attore impara tantissimo dai bambini».


Uno sguardo agli altri film presenti a Venezia. Mercoledì 7 è molto atteso “Quando la notte” di Cristina Comencini, uno dei tre film italiani in concorso…
«Un film epico, una storia biblica e primordiale, con un uomo, una donna (Claudia Pandolfi), un bambino. Parla di amore, di maternità e delle sue complicazioni, del segreto dell’essere donna e dell’essere uomo».


Poi c’è “Missione di Pace” di Francesco Lagi, per la Settimana della Critica…
«Qui faccio un cameo, sono un Che Guevara che appare in sogno, un po’ distante dalla realtà storica. E’ una commedia piena di ariosità, non scontata, fa ridere e commuovere».


Infine un documentario, “Piazza Garibaldi” di Davide Ferrario.
«Lo devo ancora vedere. Però posso dire che nella parte dove recito si parla di Italia e di italiani in modo critico e intelligente».


Come si vive un evento come quello di Venezia?
«Come un lavoro, è un’esposizione folle tra incontri, interviste, pubbliche relazioni, prima c’è bisogno di un bel training. Certo, è un lavoro in una cornice molto bella, di privilegio assoluto».


Nel futuro c’è anche tanto teatro. E il nuovo filone del dialetto umbro, inaugurato con “Giuliett’e Romeo” al Festival di Spoleto.
«Per me rappresenta le origini, è un’esigenza forte, profonda. Sempre meno sto a Perugia e sempre più, con la lontananza, si rafforza la passione per quello che sono. Sono felicissimo di riportare in scena “Giulett’e Romeo” al Morlacchi, dal 9 al 13 novembre, ho già apportato piccoli cambiamenti alla scenografia. Non vedo l’ora, lo giuro».