Mercoledì 24 Aprile 2024

Va a fondo il mercato del pesce. Addio alla storia della marineria

Ravenna, in degrado un simbolo del lido: "Mezzo milione per i lavori" Invia le tue segnalazioni a [email protected] di Francesco Monti

Sottoinchiesta

Sottoinchiesta

RAVENNA, 1 SETTEMBRE 2014 - C’È STATO un tempo in cui il mercato del pesce di Marina di Ravenna, costruito fra il 1938 e il 1939, era una struttura all’avanguardia. Addirittura la prima in Italia in cui venne introdotto il sistema di asta elettronica per la vendita dei prodotti ittici. Poi, negli anni, la flotta della marineria ravennate si è progressivamente assottigliata. Di quella storia gloriosa restano solo cinque o sei piccole barche per la pesca da posta e le cooperative di pescatori di cozze. L’edificio ha seguito questa parabola discendente della pesca. Dal 1998 non è più di proprietà del Comune, ma è entrato nell’orbita dell’Autorità portuale. È largamente inutilizzato (l’ala storica è in parte usata come stabulario per le cozze, mentre due locali sono stati attrezzati per la vendita del pescato al dettaglio da parte di piccoli operatori) e presenta diversi problemi, a partire dal tetto che perde.

A DIRE il vero un’idea per recuperarlo ci sarebbe da tempo: il progetto di riqualificazione risale al 2001, era stato fortemente voluto dalle cooperative dei pescatori ed elaborato dall’architetto Patrizia Mengozzi che ha il suo studio sul canale Candiano, a poche centinaia di metri dalla struttura. Un progetto che, giurano la pro loco e lo stesso architetto, è ancora attuale. «Prima o poi bisognerà intervenire sul mercato del pesce, perché arriverà il momento in cui cadrà a pezzi», dice Mengozzi. L’idea di fondo del progetto è mantenere, almeno in parte, la destinazione originaria dell’edificio: al piano terra ci sarebbero un’area per la lavorazione del pescato, un’osteria dei pescatori, un punto vendita, vari uffici, un punto di informazione turistica e uno spazio gestito da Legambiente. Al piano superiore una terrazza con vista sul Candiano diventerebbe «un luogo in cui riposare, leggere, guardare le navi che passano». Insomma, si spera di riportare alla vita un luogo simbolo del lido ravennate e della sua marineria, come avvenuto già in altre località dell’Adriatico (la Mengozzi cita le pescherie di Porto Tolle).

MA IL VERO scoglio è il costo dei lavori, che l’architetto stima in un minimo di 500mila euro, necessari per rifare la copertura, avviare la ristrutturazione dell’interno e riattivare i bagni pubblici. Impossibile che queste risorse arrivino dagli enti pubblici. Ma anche le cooperative dei pescatori non dispongono di risorse da investire in un progetto del genere. Quindi? Una possibile soluzione è quella ipotizzata da Giovanni Fucci, decano dei pescatori romagnoli, con un passato da responsabile pesca per Legacoop: «Il progetto è molto bello — dice —, ma per realizzarlo forse l’unica strada è provare a ottenere finanziamenti europei: del resto, l’immobile riqualificato ospiterebbe anche attività culturali. Questa potrebbe essere una chiave».

di Francesco Monti