Giovedì 18 Aprile 2024

Poveri sindaci, bersaglio facile

Il Vicedirettore de La Nazione risponde ai lettori

Il vicedirettore de La Nazione, Mauro Avellini

Il vicedirettore de La Nazione, Mauro Avellini

Firenze, 23 novembre 2014 - CARO DIRETTORE, sono stomacato dal comportamento di molti sindaci. Si fanno eleggere sfruttando amicizie spesso altolocate e danarose e facendo promesse a raffica (che non manterranno), si prendono uno stipendio alto, hanno privilegi sconosciuti ai loro concittadini. E, come Marino a Roma, pagano le multe solo se sono beccati...

Gianni Luti, via mail

Poveri sindaci. Finita la stagione dei politici di professione, al servizio della collettività di solito ci si mettono impiegati, medici, farmacisti, bancari o imprenditori. Quasi gratis. La favola degli stipendi d’oro è pura propaganda, perché se il paese è piccolo si prendono poco più di mille euro al mese e si sale in base al numero degli abitanti: ne toccano 3mila a un sindaco su venti e solo nelle aree metropolitane se ne prendono il triplo. Ma con quante grane da risolvere? E’ colpa del municipio se le mense non funzionano, se ci sono le buche sulle strade, se c’è l’alluvione, la disoccupazione, l’influenza e chi più ne ha più ne metta. E poi non puoi spendere perché c’è il patto di stabilità e il salvadanaio lo puoi rompere solo se dimentichi i campanili e ti fondi con l’odiato comune vicino. Dura vita quella del sindaco. Se poi ti capitano le Iene o un vicino guardone che passa a vedere dove parcheggi quando torni da una riunione-fiume ti becchi anche gli insulti e ti fanno dimettere. Oppure rischi che ti prendano a pugni. Ma il sindaco è solo uno di noi. E questa sorta di cannibalismo non ci piace.