Palio, eterno amore per Urbino

Una lapide lo ricorda. cerimonia a Fogliano con Aquila, Pantera e Selva. C'erano anche Aceto, Bastiano e Cianchino

I personaggi legati al mito di Urbino

I personaggi legati al mito di Urbino

Siena, 22 giugno 2016 - <UNA COSA fatta per noi. Ai senesi non c’è bisogno di spiegare perché ci siamo ritrovati qui ad inaugurare, a 13 anni dalla sua morte, la tomba di Urbino». Ha ragione Stefano Marini, priore della Selva. Era un bambino di neppure 10 anni quando il mitico cavallo vinceva il Palio, capitano suo padre Roberto. Lo condusse alla vittoria Bastiano, era il 1978. Ci sono valori, sensazioni e sentimenti che uno porta nel cuore e scritti nel dna. Basta uno sguardo e un abbraccio per farli riaffiorare. Fa venire i brividi vedere il capitano vittorioso, Assunta 1978, Raffaello Mori Pometti, panterino, parlare con il barbaresco dell’Aquila Ameraldo Bianciardi, che ebbe nella stalla il barbero quando vinse l’ultimo Palio nell’agosto 1979. Ad unire questi due giganti del Palio l’amore per la Festa e per i suoi veri protagonisti, i cavalli appunto. C’è commozione ma soprattutto felicità negli occhi di chi applaude quando viene svelata la lapide per Urbino, realizzata dal selvaiolo Velio Cini. Scatta l’applauso, ma non è retorica.

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