La Tartuca sceglie un priore giovane: grande consenso per Paolo Bennati

Ingegnere, 38 anni, pensa che le rivalità vanno vissute con il buonsenso

Paolo Bennati

Paolo Bennati

Siena, 8 febbraio 2016 - UN PRIORE GIOVANE. Ha solo 38 anni Paolo Bennati, l’ingegnere informatico dell’Estar che la Tartuca ha eletto ieri con una pioggia di consensi. «Sento il peso della fiducia ma il risultato delle urne mi dà anche tanta forza e morale. Ho la sensazione di essere un privilegiato, cose che non capitano a tutti. Perciò ringrazio la Contrada». Nulla di scontato in queste parole. Bennati ama il low profile, preferisce essere più che apparire. E Castelvecchio ha premiato la sua semplicità condita di rigore e lavoro accordandogli «circa il 96% dei consensi ottenuto su oltre 300 votanti. Non mi sento certo solo! Cifre che dimostrano grande affetto nei miei confronti che saprò ripagare», assicura.

Concreto, si diceva. Sa già che strada deve imboccare, quella della «continuità e linearità di pensiero», dice.

Un priore insolitamente giovane.

«L’anagrafe conta relativamente. Ritengo che l’età non sia motivo di diversità quando si considera la Contrada una grande famiglia».

Guardiamo al futuro: le priorità?

«Le sfide ambiziose non spaventano la Tartuca. Ne affronteremo e, fra queste, ci sarà il rifacimento delle monture del giro che risalgono agli anni ’80. Tema caro a tutti i contradaioli che ci dovrà vedere impegnati con raziocinio, come in passato è accaduto per il museo».

In Castelvecchio si respira un buon clima.

«Effettivamente attraversiamo un periodo tranquillo, c’è condivisione».

La rivalità con la Chiocciola?

«E’ molto sentita. Da parte nostra c’è sempre stato forte rispetto dell’avversaria, altrettanto pretendiamo con convinzione e fermezza da essa. Le rivalità vanno vissute con il buonsenso».

Cosa dice al priore di S.Marco?

«Avrò modo di conoscerlo. Ripeto, rispetto reciproco e delle tradizioni sono le fondamenta su cui basare relazioni corrette».

L’insegnamento di cui fa tesoro?

«Simone Ciotti (il priore uscente, ndr) è stato per me un fratello maggiore. Mi ha insegnato ad apprezzare le persone del fare più che quelle dell’apparire. Preferisco essere operativo, concreto, credendo nella Contrada come ideale superiore che scavalca i personalismi. Vorrei riuscire a far comprendere a tutti che lavorare silenziosamente per il bene comune è più appagante di ogni altra cosa».

Le Contrade possono essere motore del rilancio di Siena?

«Non c’è da inventarsi nulla: basta che continuino a fare le cose di sempre con passione, rispettando le radici e sapendosi rinnovare. Inutile attribuirgli altre responsabilità».

Cosa pensa del Museo del Palio?

«Non conosco i dettagli ma certo serve una riflessione pacata. Di sicuro, poi, le Contrade devono essere al centro di ogni decisione, dal punto di vista scientifico e organizzativo».