Santa Chiara Lab, ci siamo: "Una nuova fonte di sviluppo"

Il rettore Riccaboni anticipa l’apertura dei nuovi laboratori

 Il rettore dell’Università di Siena Angelo Riccaboni

Il rettore dell’Università di Siena Angelo Riccaboni

Siena, 7 febbraio 2016 - Domani mattina si alza il sipario sul Santa Chiara Lab, nelle premesse la nuova frontiera dell’innovazione dell’Università di Siena. Laboratori all’avanguardia, opportunità di scambi multidisciplinari, un ponte lanciato verso l’esterno.  «Può essere la leva per tradurre la ricerca e la capacità degli studenti – spiega il rettore Angelo Riccaboni – in una nuova fonte di sviluppo economico. È un’opportunità che offriamo alla città e che deve essere raccolta».  Cosa rappresenta di nuovo rispetto a quello che già c’è?  «Abbiamo tanti laboratori in decine di realtà, questa struttura sarà attenta in particolare al rapporto con l’esterno già nelle fasi progettuali, grazie anche alle dotazioni tecnologiche all’avanguardia. E in una realtà con un modello di sviluppo da reinventare, l’Università può dare molto».  Da dove nasce l’idea di realizzare questa realtà?  «Ci piaceva dare al Santa Chiara un taglio più coerente con le scelte strategiche dell’ateneo e abbiamo colto l’opportunità di un finanziamento del ministero dell’Università e della ricerca. Lo sforzo è durato un paio di anni, sarà un vanto per noi avere a disposizione uno spazio incentrato su innovazione e multidisciplinarietà». Ha parlato di un contributo alla città, come pensa che possa concretizzarsi?  «Non siamo un incubatore di imprese, ma mettiamo in campo strumenti per favorire la generazione di nuove idee. E dobbiamo essere aperti, in una logica di scambio, alle istituzioni e al mondo del lavoro. I laboratori saranno a disposizione della città, penso per esempio a possibili forme di collaborazione con le Contrade, e da questa contaminazione sono convinto che si possa sviluppare un confronto interessante».  Questo è l’ultimo grande intervento del suo mandato, come lo inquadra?  «Nel nostro piano strategico c’erano quattro assi fondamentali: l’internazionalizzazione, e nel 2016/2017 saremo a tredici corsi in inglese, lo sviluppo sostenibile, l’occupabilità, il rapporto con le imprese. E il Santa Chiara avrà una proiezione internazionale ma anche un forte rapporto con le aziende, offrendo nuove opportunità ai nostri studenti. L’Università deve essere sempre più motore di sviluppo del territorio e questo è un tema per noi irrinunciabile».

Orlando Pacchiani