"Produttività in calo e occupazione ai minimi. Ma i sindacati e la politica restano inerti"

Il grido d’allarme del presidente di Confindustria Siena Paolo Campinoti

Campinoti, secondo da destra, all’assise promossa a luglio

Campinoti, secondo da destra, all’assise promossa a luglio

Siena, 26 agosto 2014 - I DATI non sono confortanti. Anzi. Nell’industria senese si registra un calo del 7,4% della produzione con una forte contrazione dei livelli occupazionali (-5%). Così come i finanziamenti alle imprese sono diminuiti in misura di poco superiore alla Toscana (-2,8%), riflettendo le maggiori difficoltà della manifattura e dei servizi. E anche la qualità del credito alle imprese è peggiorata, seppure il decadimento sia un po’ più basso della Toscana (-4,6%). Insomma l’economia provinciale soffre e ha bisogno di ricette e farmaci urgenti per uscire dalla crisi. Alla vigilia della riapertura delle aziende dopo le vacanze estive ne parliamo con il presidente di Confindustria Siena, Paolo Campinoti.

Tra qualche settimana ci sarà l’assemblea di Confindustria che sancirà il matrimonio tra le tre associazioni di Siena, Arezzo e Grosseto. Cosa significherà in concreto per le imprese associate?

«Noi abbiamo fatto questa fusione perché ormai sono maturi i tempi per un grosso cambiamento nel territorio. Il fatto di fondere le tre associazioni ci consentirà di offrire un servizio più qualificato e migliore per i nostri associati. Rimanendo circoscritti nel nostro territorio saremmo rimasti emarginati. Ora, con la fusione rappresentiamo il 50 per centro del Toscana. E questo un grandissimo risultato, reso possibile dal fatto che ci siamo spogliati dei personalismi e abbiamo pensato e agito per il bene di tutti. Un risultato che, in una terra dei campanili come la nostra, non è per niente scontato. Tanto che siamo stati tra i primi a farlo a livello italiano e siamo già diventati un modello per gli altri».

Quale sarà il ruolo di Siena?

«Sarà importante anche perché essendo centrale, dal punto di vista logistico tra gli altri due territorio, rappresenteremo il fulcro della nuova associazione. Tant’è che la sede sarà proprio a Siena. Ma non ci sarà nessun problema di peso dell’uno o dell’altra realtà. La struttura è unitaria e questo appunto serve a superare tutti i campanilismi. Questo può essere un buon viatico anche per altre organizzazioni».

Doveva essere l’anno della ripresa, invece, il paese è sempre in recessione. Qual è la situazione nella nostra provincia?

«Drammatica e lo sarà ancora di più nei prossimi anni. E quello che mi lascia particolarmente sbigottito è che non si faccia niente per invertire la rotta. Soprattutto dal punto di vista politico e sindacale».

Avete qualche proposta per dare una scossa?

«Noi abbiamo cercato di stimolare, sia a livello politico che sindacale, per favorire una serie di proposte anche choc, ma purtroppo nessuna di queste proposte è stata presa in seria considerazione né dal mondo politico o sindacale e questo lascia basiti. Perché, alla fine, sembra che il problema dell’occupazione sia solo degli imprenditori».

Perché queste resistenze da parte del sindacato?

«Mah, onestamente non lo so. Credo che viva ancora degli schemi del passato e viva nella contrapposizione con l’impresa. Vive l’impresa e l’imprenditore come un nemico e questo non porta a nulla. E tutto questo, in una economia che va malissimo, crea nuove tensioni e difficoltà che invece dovrebbero spingere tutti quanti a rimboccarsi le maniche».

E le amministrazioni locali e di converso la politica, che fanno?

«La politica, purtroppo, non fa niente. Ha altre preoccupazioni ma non ha quella di creare un ambiente favorevole per l’impresa. Almeno per quanto riguarda i politici della provincia di Siena».

Cosa pensa del rinnovo delle cariche all’interno della Fondazione Mps?

«Senza entrare nel merito dei singoli trovo estremante bizzarro che siano stati fatti grandi complimenti per i risultati raggiunti dalla deputazione amministratrice uscente e poi nessuno di loro sia stato riconfermato. Non solo. Erano stati fatti grandi proclami sulle esperienze professionali e si nota scorrendo i curricula che c’è qualcuno che non ha una sola ora di lavoro alle spalle. Ancora una volta si è tornati ad una lottizzazione tutta interna alla politica. Sono pronto a scommetere che ora il consiglio comunale non avrà difficoltà nel sistemare il bilancio di Palazzo Pubblico. A pensar male, come diceva Andreotti, si fa peccato ma ci si azzecca. Quindi c’è una delusione sul metodo usato che sembrava scomparso con l’esperienza precedente, come se, a Siena, negli ultimi 3 o 4 anni non fosse successo niente».

Quali rischi intravede in tutto questo?

«Dal momento che la Deputazione uscente aveva permesso di salvare la Fondazione da un fallimento certo e l’aveva messa nelle condizioni di pesare dentro un patto di sindacato che si basava sulla credibilità di quella deputazione il rischio che si intravede è che se quel risultato non verrà salvato, nonostante il grandissimo lavoro svolto dal presidente e dell’attuale amministratore delegato della banca, Siena nel prossimo futuro possa davvero perdere in concreto la banca».