«La qualità della vita non dipende dalle statistiche»

Il prefetto tra sicurezza reale e sicurezza percepita

Il prefetto Renato Saccone

Il prefetto Renato Saccone

Siena, 13 ottobre 2015 - «HA RAGIONE Cecilia Marzotti nel suo editoriale domenicale: i dati (sull’andamento dei reati) stridono con la percezione della sicurezza». A scriverlo è il prefetto Renato Saccone di cui sotto riportiamo per intero l’intervento. Analizza la realtà dove abitiamo, lavoriamo, dove sono nati i nostri figli e dove spesso purtroppo non sono cresciuti per mancanza di lavoro. Il prefetto guarda in faccia il territorio. Conosce bene la nostra provincia tanto che se da una parte ha in mano dati rassicuranti, dall’altra non si nasconde dietro un dito e capisce perfettamente che la sicurezza percepita è il «controcanto» delle statistiche in fatto di reati.

SIENA E LA SUA PROVINCIA non sono un’isola. Non saprei dire se felice o meno ma non sono un’isola. Non ci sono mura che tengano: i fenomeni criminali come le opportunità che attraversano la società nazionale, ed oltre, attraversano anche le terre di Siena. Nessun confine amministrativo costituisce una barriera contro lo spaccio e il consumo di stupefacenti, il bullismo, la violenza di genere, le truffe agli anziani, i reati tributari e quelli predatori, la corruzione, i reati ambientali, il caporalato, la contraffazione delle eccellenze agroalimentari, i vandalismi, i rave party e così via. E neanche contro il terrorismo internazionale e la criminalità organizzata, per quanto non esistano allarmi specifici. Non ha senso, a mio parere, discutere di isole felici, se mai siano esistite, ma di come una realtà, per certi versi unica e straordinaria, si confronta con il mondo senza paura delle inevitabili contaminazioni. La lettura attenta e non strumentale dei dati sull’andamento della criminalità – che è anche un modo di rendere conto del proprio lavoro – non serve ad affermare una realtà diversa ma è funzionale al miglioramento delle attività di chi deve garantire la sicurezza. L’impegno mio e di tutti gli operatori della sicurezza è rivolto – con tutto lo sforzo possibile – a migliorare la qualità della vita dei cittadini e non le statistiche. È bene sapere e riconoscere che il livello di percezione della sicurezza di questa provincia è altissimo da parte di chi ci guarda dall’esterno e costituisce un fattore attrattivo di presenze e di investimenti fondamentali per la crescita economica e civile (penso non solo ai turisti e agli imprenditori ma anche alle migliaia di studenti fuori sede). Diversa è la percezione di chi qui vive e di questo sono consapevole. Se avessi voluto magnificare i risultati del 2014 mi sarei limitato a raffrontarli a quelli del 2013, ma ho volutamente presentato un quadro di lettura decennale per meglio comprendere le tendenze e le preoccupazioni dei cittadini. Sulla percezione influiscono molti fattori anche di natura soggettiva: la crescente età media della popolazione, la diffusione di famiglie mononucleari, la dispersione sul territorio, la fragilità sociale, l’overdose di informazioni tra le quali diventa difficile distinguere quelle fasulle, la paura della diversità. Si può coltivare la paura oppure si può credere nella solidarietà che è il più potente fattore di sicurezza proprio sotto il profilo della percezione. Lo è nella vita quotidiana delle persone. Lo è nella vita delle comunità. La stessa idea di “sicurezza partecipata” si fonda sulla solidarietà e sulla “cittadinanza attiva” intesa come status di doveri oltre che di diritti. Siena e le contrade di Siena, nella loro storia plurisecolare, sanno bene che quando la rivalità trascende nella discordia c’è il rischio del disordine pubblico e dell’imbarbarimento, ma quando assume i caratteri di sana e passionale disputa rafforza la sorellanza, il più straordinario vincolo di solidarietà. La solidarietà vale anche per le istituzioni. I cittadini devono sapere che in questi anni si è sempre più rafforzata la “squadra” dello Stato: Prefettura, Procura, forze dell’ordine, ma anche istituzioni e polizie locali operano cercando di migliorare costantemente sinergie e coordinamento. È l’essenza della mia attività quella di rafforzare le ragioni dello stare insieme come comunità e come istituzioni, nel rispetto delle differenze, dei ruoli, delle funzioni, delle autonomie. Anche per questo ho vissuto con disagio il contenzioso con la Provincia dal cui esito dipende la presenza certa delle autorità provinciali di pubblica sicurezza e di presidi delle forze dell’ordine sul territorio. E mi preoccupa la sequenza di articoli di stampa su presunti debiti dello Stato, articoli che escono ora ad avvio del percorso di intesa e non quando potevano essere di “attualità”. Si tratta di una richiesta della proprietà di aumento dei canoni, non prevista in atti negoziali né accertata da organi terzi, mentre lo Stato ritiene di pagare, e paga regolarmente, quanto dovuto. Anche per questo è necessaria un’intesa. Quando il TAR, che non ha preso in considerazione i presunti debiti, ci “ha condannato ad un’intesa”, personalmente non ho proposto alcuna forma di appello perché ha detto una cosa di buon senso che avremmo dovuto fare senza bisogno di sentenze. Condivido con il presidente Nepi la volontà di trovare un accordo soddisfacente per entrambe le parti pur sapendo di dover fare i conti con vincoli giuridici e finanziari, in un contesto di riduzione dell’apparato periferico dello Stato. * Prefetto di Siena