ATTESO, sognato,  cercato. Alla fine eccolo: il ballottaggio tra Bruno Valentini ed Eugenio Neri. Non accadeva da vent’anni. Allora fu tra Vittorio Carnesecchi (Dc) e Pierluigi Piccini (Pci). Due decenni appena, eppure sembra un secolo. All’ora il Monte dei Paschi era un istituto di diritto pubblico e produceva ricchezza per la città e il territorio. La trasformazione in società per azioni di Rocca Salimbeni era ancora al di là da venire. Anche se i giuristi già ne parlavano. La Fondazione addirittura non esisteva. Preistoria. Poi l’ente di Banchi di Sotto ha visto la luce e per oltre un quindicennio ha prodotto, a sua volta, una gran messe di ricchezza, mentre la banca usciva dai confini regionali e conquistava la scena nazionale, dopo un matrimonio a sorpresa, come terzo gruppo del Paese. Un sogno divenuto realtà. Ma alla fine pagato molto più del dovuto. Troppo. Eppure in quel momento non sembrava. I giorni hanno continuato a scorrere, uno dopo l’altro, e quel sogno si è trasformato in un incubo. Difficile da scacciare. Troppi misteri rimasti celati nelle cassaforti. Qualcuno è spuntato fuori ed è stato uno tsunami. Alla guida della Rocca sono arrivati dei banchieri professionisti, al posto di professionisti diventati banchieri «a loro insaputa» (copyright Giuseppe Mussari). E anche la politica, nel rivendicare la discontinuità, è andata in cortocircuito.

Ad implodere è stato il Partito democratico che non ha mai superato la «scissione a freddo», ma ancor di più le nomine in Fondazione. Il resto è la cronaca dell’ultimo anno. Con la spaccatura in consiglio comunale, le dimissioni di Franco Ceccuzzi e l’arrivo del commissario straordinario. E ancora le divisioni che hanno sconquassato il Pd, dalla lotta per le primarie a quelle ‘mini’ di gennaio, sino a quelle di aprile tra Bruno Valentini e Alessandro Mugnaioli. Troppo tardi per recuperare. Anche perché, nel frattempo, anche se il Pdl ha mantenuto la parola e ha preferito fare un passo indietro in nome del ‘civismo’, Eugenio Neri è riuscito a tenere testa ai protagonismi delle sue corazzate. Lui li aveva avvertiti: «Qui serve un cardiochirurgo capace di operare a cuore aperto il grande malato». E, porta a porta, ha conquistato consensi. Anche perché nel Pd si è continuato a lavorare in ordine sparso. Sarà interessante, oggi, analizzare attentamente tutti i voti. Soprattutto quelli disgiunti. Servirà a capire sino a che punto il regolamento di conti potrà andare avanti. Il ‘renziano’ Valentini la sua battaglia l’ha combattuta in due tempi. Il primo per avere la legittimazione a confrontarsi nelle primarie, il secondo per recuperare, in cinque settimane, il terreno perduto in un anno di lotte fratricide. E quel 40% è un risultato su cui, ieri mattina, molti non avrebbero scommesso. Ma è da oggi che inizia la campagna elettorale. Quella vera. Marzucchi ha già fatto sapere che non tocca a lui «la prima mossa», ma che è pronto a trattare con Valentini. Lo stesso farà Marco Falorni con Eugenio Neri. Gli altri, al momento, non sembrano interessati. Chissà. Certo è che sarà un confronto all’ultimo voto. Perché tutto è possibile. Anche se i senesi, mentre in tutta Italia crollava l’affluenza, hanno deciso di recarsi alle urne nonostante tutto quello che è successo. Nessuna disaffezione dal voto, il calo si è fermato all’8%. Adesso Eugenio Neri e Bruno Valentini dovranno convincerli a tornare alle urne anche tra quindici giorni e a votare per loro. Una sfida tra loro due, certo, ma anche - o soprattutto - per il futuro di Siena.
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