Siena, 17 aprile 2013 - C’e’ chi chiede un nuovo ruolo per l’ente al servizio del territorio, chi vorrebbe una più ampia discussione, chi chiede più controlli e chi di rinvaire al dopo elezioni amministrative. E’ un consiglio provinciale molto vivace quello che ieri va in scena a ridosso di piazza del Duomo.

Fra i punti all’ordine del giorno c’è la revisione dello statuto della Fondazione Mps, anzi le osservazioni da mandare a Palazzo Sansedoni ad integrare il lavoro attualmente in corso sulla bozza proposta (su cui deciderà dopo il 18 aprile la Deputazione generale).

E alla fine della seduta ne esce un documento approvato a maggioranza (con altri 4 respinti), in cui sono i nuovi indirizzi consegnati a presidente e giunta, ispirati ai mutati tempi e alle nuove esigenze, oltreché alla situazione economica: innalzare i livelli di trasparenza nelle nomine della Provincia e verificare la possibilità di introdurre modalità di coinvolgimento del Consiglio provinciale nella fase istruttoria della decisione.

Nel documento approvato viene ribadita la priorità assoluta di «tutelare il patrimonio esistente della Fondazione — si legge — per proiettare nel futuro un’adeguata dotazione patrimoniale a servizio della comunità e far recuperare la possibilità di espletare la ‘mission’ sociale, culturale ed economica della Fondazione; onorare gli impegni assunti a seguito delle erogazioni pregresse e avere un ruolo rilevante nella compagine azionaria di Banca Mps, al fine di garantirne il suo legame con il territorio».

Tra gli orientamenti espressi, il Consiglio provinciale ha poi indicato, tra le priorità, l’impegno a mantenere la sede legale e direzione generale di Banca Mps a Siena; l’innalzamento dei requisiti di professionalità e competenza dei componenti degli organi della Fondazione, così come la riduzione dei compensi e del numero dei membri. Ritiene, inoltre, necessario che «la Deputazione generale eserciti un più incisivo ruolo di controllo e verifica degli atti assunti dalla Deputazione amministratrice» e, sulla composizione degli organi, un nuovo bilanciamento tra la rappresentanza delle istituzioni territoriali e una maggiore apertura verso le istanze del mondo sociale, culturale, scientifico ed economico.

«La posta in gioco è alta: coniugare la necessità di tutelare il patrimonio e preservare il rapporto storico con la comunità con un’imprescindibile urgenza di innovazione, cambiamento e apertura», è intervenuto così il presidente Simone Bezzini. «Il mandato costituente, da condividere con le autorità di vigilanza preposte — ha detto Bezzini — sarebbe stata la strada più idonea per accompagnare un passaggio tanto delicato. La scelta della Fondazione di andare avanti ci ha imposto di misurarci con la revisione statutaria. Ma la consultazione avviata è anche occasione per riflettere sull’esperienza e gestione della Fondazione e sulle criticità emerse negli ultimi anni; criticità tali da poterne compromettere il futuro. Oggi, per tutelare il patrimonio, è fondamentale che la Fondazione metta in campo ogni azione in suo potere con valenza passata, presente e futura, compresa l’analisi di tutti gli eventuali profili di responsabilità dei soggetti interessati. Le indicazioni, poi, uscite dal Consiglio rispecchiano le priorità che avevo indicato nella seduta di metà febbraio, con in più la richiesta di trasparenza sulle nostre nomine e di coinvolgimento del Consiglio provinciale. Su questo ci impegneremo a verificare ogni soluzione».

Il dibattito si è chiuso con l’intervento del presidente del consiglio Riccardo Burresi, secondo cui il nuovo statuto «deve essere un momento di cambiamento, dando protagonismo maggiore e rinnovato al territorio. Poi spazio a verifiche periodiche per tenere sotto controllo Fondazione e società partecipate».

di p.t.