I parrocchiani aprono le case e invitano a pranzo. Anche i migranti

Domenica prossima l'iniziativa del sacerdote dell'Alberino don Giuseppe Cegnini

Giuseppe Cegnini (Foto Lazzeroni)

Giuseppe Cegnini (Foto Lazzeroni)

Siena, 24 novembre 2015 - «FACCIAMO incontrare domanda e offerta. C’è chi cucina volentieri, altri invece si ritengono meno bravi e magari preferiscono essere ospiti di una famiglia. In tempi come gli attuali, in cui si tende a rinchiudersi e ad essere diffidenti a 360 gradi, aprire la porta di casa all’altro e condividere con esso la tavola rappresenta davvero una bella sfida». Che molti parrocchiani dell’Alberino hanno però accettato. Così grazie a don Giuseppe Cegnini e all’Associazione Cantiere 17, domenica si sperimenta un nuovo modo di ‘accogliere’ e socializzare. «L’iniziativa si chiama ‘Indovina chi viene a pranzo?’ – spiega Cegnini – e consiste, come detto, nell’ospitare a casa altre persone della parrocchia mangiando insieme a loro. Ma c’è anche chi andrà in un’altra abitazione del quartiere, come commensale. Questa la proposta che sta riscuotendo un buon successo e prende spunto dalla giornata del ringraziamento. Che è di matrice contadina, si loda il Signore per i frutti della terra. Siccome a Siena i coltivatori non ci sono, allora aprire casa diventa un modo per apprezzare il pane che non manca, la salute che c’è, i figli bravi e intelligenti. Ho distribuito i moduli di adesione al termine della messa, sabato pomeriggio e domenica. Tanti li hanno già compilati e restituiti. Saremo noi a comporre gli abbinamenti. Ma una cosa è certa: le persone sapranno solo al momento in cui suonerà il campanello chi siederà a tavola con loro».

E’ il primo esperimento?

«Sì. Ma sarebbe bello se diventasse un appuntamento fisso. E magari anche che ‘crescesse’, visto che per adesso sono coinvolti solo i parrocchiani dell’Alberino. Indipendentemente dai fatti terribili degli ultimi giorni, la nostra società è opulenta e ha paura. Le persone tendono a chiudersi mentre bisogna incoraggiare l’incontro, il dialogo e l’accoglienza. Ripeto, il momento non è dei migliori ma abbiamo voluto procedere lo stesso perchè se uno sta attento a tutto si fa il gioco di chi vuole alimentare le psicosi. Anzi, aprire le porte è importante, come ha dimostrato l’hashtag parigino ‘porteOuverte’ a seguito del quale molti hanno ricevuto la solidarietà dei cittadini che hanno offerto rifugio a chi, in preda al panico, si trovava nei quartieri colpiti dagli attentati ed era rimasto bloccato in strada».

Chi ha aderito all’iniziativa?

«Diverse famiglie giovani ma anche anziani. In base al numero dei partecipanti vedremo quante persone mettere a tavola insieme coinvolgendo anche dei richiedenti asilo, magari con un accompagnatore dell’Associazione Cantiere 17 che opera in parrocchia e nel suo territorio».