Palio di Siena, un freno alla violenza

Il commento

Francesco Meucci

Francesco Meucci

Siena, 29 maggio 2016 - C’è una nuova inchiesta che scuote Siena. Ma non è, come i più potrebbero pensare, legata ai fatti e ai misfatti del Monte dei Paschi, bensì al vero simbolo della città: il Palio. Come qualcuno ricorderà, al termine della carriera dell’agosto scorso quattro schiere di contradaioli si affrontarono a viso aperto in Piazza. Nicchio e Valdimontone da una parte, Onda e Torre dall’altra. Cazzotti come nella migliore tradizione paliesca ripresi in tempo reale da migliaia di smartphone e subito proiettati sugli schermi di milioni di persone in tutto il mondo. La procura, è evidente, non poteva restare insensibile a quella che un occhio profano poteva giudicare solo come una maxi rissa in una piazza.

Se per i senesi una scazzottata del genere fa parte del rituale contradaiolo, per i magistrati ci sono gli estremi per aprire un fascicolo e ascoltare una sessantina di persone «informate dei fatti». Presto per dire se si arriverà a ipotesi di reato e richieste di rinvio a giudizio, ma certo l’inizio della stagione paliesca – che cade proprio oggi con l’estrazione delle tre contrade per il Palio di luglio – non poteva essere più turbolenta. Una parte (minoritaria, va detto) della città vive l’azione della magistratura come un’ingerenza, mentre altri più saggiamente ricordano come nell’era dei social network anche a una fonte inesauribile di emozioni qual è il Palio serva più cautela nei suoi altrimenti tollerabili eccessi. Altri ancora, come il sindaco, ricordano come la longevità e l’integrità della Festa senese sia da attribuire alla propria capacità di autoregolamentarsi e di adeguarsi ai mutamenti del tempi. Di certo un cazzotto dato fra contradaioli è ben altro rispetto alla violenza di certi stadi o di certe notti metropolitane, ma d’ora in avanti un po’ più di attenzione al loro sagace spirito di pugna i senesi – volenti o nolenti – dovranno averla.