Mps studia il rinvio dei Monti bond Profumo: "Tutte le strade sono aperte"

«Fusioni? Stiamo decidendo». Mediobanca: pronti a dare una mano

Fabrizio  Viola  (a sinistra)  e Alessandro  Profumo

Fabrizio Viola (a sinistra) e Alessandro Profumo

Siena, 29 ottobre 2014 - "Non abbiamo ancora preso alcuna decisione, ma se dico tutte le opzioni strategiche intendo tutte, ovviamente c’è anche questa". Con queste parole, ieri, il presidente del Monte dei Paschi, Alessandro Profumo, ha risposto alla Reuters che gli chiedeva notizie in merito all’ipotesi che l’istituto senese sia interessato ad una fusione. Anche se poi ha specificato di non aver avuto alcun contatto con potenziali partner («no, allo stato assolutamente no», ha aggiunto). Così, mentre gli advisor finanziari (Ubs e Citi) lavorano, per Mps tutte le strade restano aperte. A cominciare da quella di un rinvio del rimborso dei Monti bond (circa 1,1 miliardi) che deve rimborsare allo Stato. Nel 2015 e 2016, infatti, scadono due tranche consistenti, pari a 750 milioni di euro, che se venissero posticipate insieme all’ultima consentirebbero a Rocca Salimbeni di ridurre lo shortfall indicato dagli stress test da 2,1 a 1,3 miliardi.

E, a questo proposito, c’è da registrare l’apertura che è arrivata da Alessandro Rivera, direttore del dipartimento banche e finanza del Tesoro, il quale ha chiaramente detto che il ministero non avrebbe nulla in contrario se Mps chiedesse di rinviare il rimborso dei residui aiuti di Stato. Apertura di non poco conto visto che arriva all’indomani della visita che il presidente Profumo e il ceo Fabrizio Viola hanno compiuto in via XX Settembre. Il rinvio del rimborso costituirebbe una bella boccata d’ossigeno, cui si potrebbe aggiungere la vendita di asset come Consum.it e Mps leasing e factoring (già in trattative).

Intanto, ieri, il titolo Mps ha beneficiato del rimbalzo di tutti i bancari chiudendo a +1,4% (0,796 euro per azione) dopo il crollo di lunedì. Rimbalzo che ha spinto al rialzo Piazza Affari (+2,35%). Ma è sul fronte delle altre possibili ‘opzioni’ che Ubs e Citi potrebbero prospettare al board della banca presieduta da Profumo e guidata da Viola che si concentra l’attenzione degli analisti. Come confermato da Profumo, infatti, non è esclusa un’ipotesi di fusione. E su questo versante dopo le dichiarazioni di Ghizzoni (Unicredit) e Massiah (Ubi), ieri anche di Nagel ha escluso fusioni ma «Mps è una banca che ha tutte le possibilità per affrontare i suoi problemi – ha sottolineato l’ad di Mediobanca – e noi le daremo una mano molto volentieri». Senza un cavaliere capace di rilevare l’intero pacchetto, continua a rimanere altamente probabile anche l’ipotesi di uno ‘spezzatino’, con la cessione delle appetibili filiali del Nord (magari a Intesa o a Deutsche Bank Italia), ‘sistemando’ le filiali del Sud (in una bad bank) dove sono maggiori le sofferenze, e riducendo così il perimetro della banca a istituto interregionale (magari con Ubi). E qualcuno non esclude che, qualora fosse questa la strada, possa essere della partita anche BancoPosta.