Mps, la Fondazione blinda Profumo: "Alla guida fino all’aggregazione"

Il presidente Clarich: l’aumento di capitale? Prima vediamo il piano

Marcello Clarich, presidente della Fondazione Mps

Marcello Clarich, presidente della Fondazione Mps

Siena, 30 marzo 2015 - A Siena le pulizie non finiscono mai. Dopo il Monte dei Paschi anche la Fondazione Mps (che detiene un 2,5% di Rocca Salimbeni all’interno di un patto di sindacato al 9% con i sudamericani di Fintech e Btg Pactual) si appresta a sistemare i propri conti attraverso consistenti svalutazioni. La prima riguarda proprio la partecipazione nella conferitaria che da 196 milioni scende a 86; la seconda, ancora più consistente, è relativa alla società immobiliare Sansedoni dove, sulla base dei valori di bilancio consolidato e dalle perdite operative, l’Ente prevede un valore di 1,3 milioni contro i 35 con cui l’aveva iscritta a libro contabile. Poi, nel progetto di bilancio approvato dalla Deputazione amministratrice, ci sono operazioni minori su altre poste del passivo.

Una grande pulizia di Pasqua che porterà a un abbattimento del patrimonio di Palazzo Sansedoni da 720 a 530 milioni. Mica poco per una Fondazione che prima del decennio effervescente del tandem Mussari-Mancini era una delle più solide d’Italia con un patrimonio di 17 miliardi. Ma Marcello Clarich, presidente della Fondazione, è sereno, convinto che il peggio sia alle spalle. Così è proiettato sul futuro. A cominciare dall’approvazione del protocollo firmato recentemente da Acri e Mef ("Siamo una delle prime Fondazioni ad adottarlo", osserva) e dal prossimo aumento di capitale da 3 miliardi che Mps lancerà a fine maggio.

Presidente, vi parteciperete?

Lo valuteremo al momento opportuno. Bisogna prima conoscere le condizioni derivanti dal piano industriale e dalle condizioni di mercato. Sarà una decisione molto complessa sulla quale mi aspetto ci sia una grande condivisione all’interno dell’Ente.

Quella che non c’è stata per la scelta dei membri da designare per il nuovo board di Rocca Salimbeni, dove lei e la vice presidente Campedelli siete finiti in minoranza?

Sì, anche se, rispetto a certe ricostruzioni mediatiche, dobbiamo precisare che il momento cruciale ha riguardato un aspetto tecnico, ovvero la sussistenza del requisito di indipendenza in capo a una delle candidate (Fiorella Bianchi, ndr) richiesto per chi va ad assumere il ruolo di consigliere di amministrazione. Tanto che essendosi svolta la votazione in due momenti diversi, il 17 e il 18 marzo, come riportano i verbali nella prima avevo espresso parere favorevole.

Nessun braccio di ferro, dunque, con la politica locale?

Assolutamente no. Né sul piano personale. Quando, dopo l’aggiornamento della seduta, è intervenuta una questione giuridica sul tema dell’indipendenza abbiamo valutato l’ipotesi di trovare una soluzione meno problematica. Il rischio, infatti, è che nel primo cda, che dovrà valutare in modo autonomo se questo parametro è rispettato, ci possa essere un giudizio negativo. Ecco perché avevamo pensato a un’altra soluzione che assicurasse nel contempo uno standing professionale ugualmente elevato e quel legame con il territorio previsto dallo Statuto.

Intanto il presidente della banca, Profumo, ha annunciato che lascerà dopo l’aumento di capitale.

"Sapevamo della sua volontà, così come sapevamo che la sua presenza almeno sino all’aumento di capitale è fondamentale. Per questo l’intero Patto ha sempre sostenuto la sua conferma alla guida della banca. E, dal momento che nessun incarico può avere un termine diverso da quello naturale, l’auspicio è che Profumo ci ripensi e resti sino alla conclusione del processo aggregativo".

Meglio un partner straniero o uno italiano?

"Noi abbiamo la necessità di capire dove sta il maggior aumento di valore e quale potrebbe essere il ruolo di Siena e delle strutture della banca sul territorio".

Ovvero mantenere la direzione generale a Siena?

"È scritto nello Statuto. Ma bisogna capire quanto sia realistico. È un impegno, ma è chiaro che già con un 2,5% diventa molto complesso raggiungerlo. Tanto più se la consistenza della nostra partecipazione non sarà più la stessa dopo i prossimi passaggi della Banca".