Mezzaroma tratta con i creditori dell’Ac Siena. Il concordato passa solo con il loro placet

La proposta del curatore Vergani sarà votata il prossimo 25 marzo

Massimo Mezzaroma

Massimo Mezzaroma

Siena, 24 febbraio 2015 - ANCORA un mese praticamente esatto e si conoscerà con certezza il destino dell’Ac Siena. La società bianconera infatti, dopo la mancata iscrizione al campionato di serie B dello scorso 15 luglio, non è ancora fallita, ma viceversa la famiglia Mezzaroma sta cercando di arrivare ad un accordo con i creditori. La procedura di concordato dell’Ac Siena, presentata dal liquidatore fallimentare Paolo Vergani, dopo il provvedimento emesso dal giudice Serrao, rappresenterebbe l’impegno della famiglia di costruttori romani al fine di evitare il fallimento della società e tutto ciò che ne deriverebbe.

Il prossimo 25 marzo ci sarà il voto dei creditori dell’Ac Siena sulla proposta di concordato, presentata appunto da Vergani. La sensazione è che possa essere accolta, che quindi ci sia un parere positivo e che successivamente si arrivi ad un accordo tra la società e i vari creditori (di vario genere e natura) per il pagamento dei crediti necessari a risolvere la questione. Altrimenti, in caso di parere negativo, si andrà difronte al giudice fallimentare, che di conseguenza nominerà un curatore, al quale a sua volta sarà assegnato il compito di inventariare i beni in possesso dell’Ac Siena per provare a vendere ciò che risulterà vendibile. Ovvio che Mezzaroma spera di evitare questa soluzione, con un ingente impegno economico dilazionato però nel tempo in base agli eventuali accordi, e procedere con l’accordo di concordato effettivo, per la questione dell’Ac Siena.

Diverso invece il discorso legato alla società Progetto Siena, per la quale è in corso un’altra proceduta di concordato. La società Progetto Siena è quella che ha l’esposizione maggiore, per non dire totale, del debito nei confronti di Banca Mps. In ogni caso la questione fa ritornare alla mente di tutti i tifosi bianconeri l’angosciosa estate del 2014, nella speranza che gli errori del recente passato possano essere da adesso in poi evitati.

Guido De Leo